Ci sono cose importanti che vanno preservate. E non importa se piccole, magari piccolissime, oppure grandi, magari simili ad altre, magari tanto simili al punto da pensare che siano la stessa cosa, e quindi di dubbia utilità.
Non importa: è la biodiversità e con la biodiversità non si scherza.
Lo dicono tutti: più sono, meglio è.
Del resto non siamo il Paese che ha più Dop, che ha 55.600 specie animali, pari al 30% di quelle europee? E vogliamo parlare di quelle vegetali? È un Paese, il nostro, che ha iscritto a registro 504 varietà di viti e 533 varietà di olive, che al confronto francesi e spagnoli nemmeno li vediamo!
Insomma, siamo i principi della biodiversità e la biodiversità è un valore, un pregio, un segno distintivo della nostra filiera agroalimentare.
Tanti è bello, e se a volte viene il dubbio se siano proprio necessari tutti, pazienza.
È la biodiversità, bellezza!
E se a volte viene la tentazione di pensare che in certe situazioni pochi sia meglio che tanti, facciamocela passare: la biodiversità impone la pluralità e anche la piccola nicchia va difesa con le unghie e coi denti.
E, ancora, quando qualcuno insinua che la moltitudine porti inevitabilmente a tanto fumo e poco arrosto, beh, fatelo tacere: non si mette in discussione la biodiversità.
Tanti è meglio che pochi, questo non si discute: biodiversità!
Ora, vedendo il grande numero di sigle sindacali che rappresentano il settore, e vedendo che nel tempo non diminuiscono ma, anzi, aumentano, la domanda sorge spontanea: anche tutto questo è una questione di difesa della biodiversità?