“La disponibilità di rimonta è andata aumentando con l’uso del sessato, al punto che ormai ho più manze di quanto mi serva per le necessità della stalla”, racconta l’allevatore.
Tuttavia, e questo è il punto, la stessa situazione si ha in tante altre stalle: l’uso del seme sessato sempre più massiccio ha fatto sì che la disponibilità di rimonta nelle stalle stia crescendo.
Bene, meglio così che il contrario.
Tuttavia, come qualunque cosa, un punto di arrivo può anche essere visto come il punto di partenza verso qualcosa d’altro.
Non solo. Tanti punti di arrivo in simultanea cambiano uno scenario.
L’allevatore continua dicendo che tutta questa aumentata disponibilità di manze ha fatto diminuire il loro prezzo sul mercato – ovviamente – al punto che questo prezzo non copre il costo per produrle.
Nonostante questo si continua a produrre una grande quantità di manze, continuando a fecondare i purezza.
Davvero è la scelta più conveniente?
Forse no, se lo sbocco commerciale è poi così limitato.
Dunque bisogna pensare a come recuperare valore. Il primo pensiero va al ricorso sistematico all’incrocio da carne.
È già un primo passo: si divide la mandria tra soggetti validi geneticamente su cui lavorare per la propria rimonta e altri non interessanti per produrre incroci da carne.
Già questo permette un recupero di valore sul vitello alla vendita.
Tutto qui?
No, la cosa può migliorare se lo stesso lavoro è fatto anche dalle altre aziende vicine (e in certe aree padane ci sono decine di stalle da latte nel raggio di pochi chilometri).
Organizzando la cosa si potrebbe pensare di gestire in maniera collettiva la vendita degli incroci prodotti: un conto è l’offerta di un’azienda, un altro è il numero di incroci (all’anno e mensilmente) che avrebbe a disposizione per il mercato un pool di aziende associate. Sicuramente più appetibile per chi poi deve organizzare la fase di ingrasso.
Tutto qui?
Si, ma si può fare anche meglio.
Perché qualche stalla sta passando a una versione più aggiornata della produzione di carne da stalle da latte. Lo fa impiantando embrioni di razza pura da carne su un certo numero di bovine della mandria.
Immaginiamo, come prima, che questo sia fatto da un certo numero di stalle e che mensilmente sia a disposizione degli ingrassatori un bel lotto di soggetti da carne in purezza.
La cosa potrebbe diventare economicamente interessante, credo. Non dico fare concorrenza ai francesi, ma un piccolo passo in quella direzione sì.
Se di ristalli francesi se ne importa quasi un milione l’anno, vuol dire che di spazio da occupare ce n’è.
Anche perché la situazione italiana quanto a produzione di soggetti da carne per l’ingrasso è assolutamente deficitaria, ed è inutile sottolineare che tutto ciò potrebbe inserirsi in filiere di qualità per le quali garantire l’italianità dalla nascita alla bistecca.
“Ah”, commenta l’allevatore: “ma non sa quanto è difficile mettere d’accordo gli allevatori?”
Certo, e infatti si dovrebbe inserire questa voce tra quelle negative del bilancio. E nemmeno delle più insignificanti.