La rivoluzione (incompiuta?) del seme sessato. Siete d’accordo? intanto vi propongo varie considerazioni di un ottimo tecnico che recentemente ha fatto un intervento preciso e articolato sul tema dell’uso del seme sessato, delle sue possibilità e di come approcciare la questione in un’ottica di massima efficienza.
Ci accompagnerà per alcuni giorni, ma vedrete che non sarà tempo perso.
Ebbene, tra le innovazioni di maggior impatto che hanno caratterizzato gli ultimi quindici anni dell’allevamento da latte va considerata senz’altro la disponibilità del seme sessato.
Man mano che la tecnica di sessaggio si perfezionava, veniva completamente rivoluzionato l’approccio alla costituzione della rimonta nell’allevamento da latte, aprendo varchi importanti alla possibilità di utilizzo di seme da carne sulle vacche da latte. Niente di nuovo sotto il sole: è un po’ una riedizione di quello che un tempo veniva chiamato l’incrocio industriale.
Però oggi, grazie al seme sessato, l’incrocio da carne può essere applicato in una maniera efficace e molto proficua per l’allevamento da latte e, in prospettiva, per tutta la filiera da carne nazionale.
Se mettiamo in ordine di importanza le voci di costo di produzione di litro di latte, al primo posto sicuramente troviamo la spesa alimentare, e qui non si discute, di questi tempi poi.
Il secondo posto, la medaglia d’argento, è sempre stata dibattuta tra il costo della manodopera e il costo di sostituzione, vale a dire il costo della rimonta, cioè l’investimento che viene fatto all’interno della mandria per generare i nuovi animali che andranno a sostituire gli animali che escono dalla linea produttiva.
Se consideriamo che il costo di produzione di una manza è in grande misura rappresentato dal costo di alimentazione, con i correnti costi di mercato l’impatto del costo della rimonta e, pertanto, del costo di sostituzione, è balzato in avanti.
L’impatto del costo alimentare sull’allevamento della rimonta impone quindi delle ottimizzazioni gestionali.
Al di là del bilanciamento delle razioni per avere crescite migliori, o delle strategie di approvvigionamento che un’azienda può mettere in campo per ridurre i suoi costi, una particolare attenzione deve essere riposta inevitabilmente alla consistenza della mandria.
La mandria giovane deve essere allevata in maniera razionale e, cioè, in funzione degli obiettivi di crescita (un’azienda potrebbe aver in progetto un aumento dei numeri di capi presenti in tot anni) e delle effettive esigenze di rimonta.
È utile e necessario quindi allevare il numero di manze che serve per la propria rimonta e per i propri obiettivi in termini di tasso di crescita, ma non eccedere.
Vero, il mercato potrebbe assorbire il surplus di rimonta, anche se non sempre con prezzi di mercato soddisfacenti. E restano i problemi di costi alimentari, la necessità di spazio, di gestione dei reflui, per cui è necessario e non secondario, per la tenuta dei conti, fare particolare attenzione alle dimensioni della mandria.
E qui entra in gioco il seme sessato e il suo uso scientifico
Utilizzando infatti solamente seme convenzionale, come veniva fatto un tempo ma ancora oggi in non poche realtà, otteniamo la nascita di un numero di vitelle superiori al fabbisogno della rimonta e della crescita dell’allevamento.
Questo si traduce in avere più vitelle da allevare e anche un numero maggiore di maschi in purezza Holstein da gestire, vitelli che – sappiamo bene – hanno un valore economico non particolarmente soddisfacente.
Ora, invece, con la messa a punto di tecnologie di sessaggio del seme estremamente accurate e precise, c’è la possibilità di programmare le nascite di vitelle che occorrono per la crescita della propria rimonta e invece destinare alla fecondazione con toro da carne la rimanente parte della mandria.
Il tutto va fatto con razionalità, con un metodo quindi.
Ne parleremo prossimamente.
(Recentemente ne abbiamo parlato qui, qui e qui)