Niente di nuovo, niente che non si sappia già. Comunque vale la pena di mettere in fila qualche elemento che faccia luce sulla situazione dei mercati in materia di latte, giusto per non farsi troppe illusioni per i prossimi mesi.
Ebbene, il dato nudo e crudo è semplice: l’Europa annega nel latte.
Dunque, la situazione. I dati sulle produzioni – fonte Clal.it – non lasciano dubbi. Rallenta, è vero, la produzione in Nuova Zelanda e Usa, ma è l’Europa del Nord la grande pompa che immette latte nel sistema, con alcune nazioni particolarmente attive: Olanda e Irlanda continuano infatti una corsa alla massima produzione (+ 13,9% a novembre per l’Olanda, + 13,8% per l’Irlanda secondo dati Clal) che sta inondando il mercato.
Un eccesso di latte circolante (in Europa ci sono 2 milioni di tonnellate di latte in eccesso) che avrà bisogno ancora di mesi per essere assorbito, spostando a fine 2016 l’eventuale momento in cui si registrerà una svolta nei prezzi.
Poca cosa infatti – a fronte del surplus di latte prodotto – sono gli aumenti dei consumi che si registrano in varie parti del mondo (Asia, Sud America), peraltro bilanciati in negativo da elementi pesanti.
Come la disastrosa e autolesionistica cancellazione del mercato russo da parte dell’Europa (detto per inciso: un’Europa che è sempre più un impasto mortifero di arroganza e idiozia), sbocco naturale di grandi quantità di latte e derivati europei.
O gli scricchiolii dell’economia cinese, con conseguente incertezza sulla crescita quasi esponenziale di questo mercato che veniva data quasi per certa fino a poco tempo fa, senza dimenticare la crescente capacità produttiva all’interno della Cina e le sue abbondanti scorte di latte fatte grazie ai prezzi bassi.
Non mancano dubbi anche sulla effettiva capacità del mercato mondiale (ma praticamente cinese) di assorbire le grandi quantità di latte in polvere che l’investimento nelle molte torri di polverizzazione presupponeva.
La correzione del mercato non può che derivare da un freno della produzione, e soprattutto della produzione europea. Che è inevitabile, sia chiaro, e ci sarà, perché con gli attuali prezzi tutti i produttori ci stanno rimettendo e anche perché questa massa di latte in eccesso sta saturando le possibilità fisiche di stoccaggio ed è difficilmente gestibile dagli stessi grandi player del latte.
In questa luce va letta l’iniziativa dell’olandese Friesland Campina (nel 2015 ha registrato un eccesso di 600mila tonnellate di latte rispetto al 2014) di dare un premio di 2 centesimi al litro per gli allevatori che riusciranno a bloccare la produzione, riportandola a quella del 2014.
Tutto questo allontana ogni illusione su un rapido cambio di orizzonte, a meno di imprevisti . Qui il sorvegliato speciale è il Niño, con la possibilità reale di eventi siccitosi che potrebbero interessare l’Oceania, da dove arriva il latte “pesante”, che muove i mercati mondiali in un senso o nell’altro.
Una battuta per concludere: visto chi tiene le fila della sciocca e presuntuosa Europa, non resta che sperare in un aiuto dal cielo.