Forse è solo un’impressione, ma se lo è è abbastanza condivisa.
In quattro giorni di Fiera a Cremona si è come delineata una traccia, un percorso, una direzione un po’ diversa rispetto agli anni passati.
Nessun cambio drastico, intendiamoci, nessuna inversione a U, ci mancherebbe, ma una svolta questa sì.
Dal produrre di più sempre e ad ogni costo a un modo più ragionato di intendere l’allevamento e la produzione, attento a tutte le variabili in gioco.
Variabili come la sanità degli animali, il benessere, l’attenzione alle istanze sempre più pressanti del variegato mondo dei consumatori che, se ha certamente torto nelle sue frange più estreme e grottesche, non manca di qualche ragione quando accusa le produzioni animali di essere troppo dipendenti dalla chimica e dai farmaci.
La percezione di una nuova consapevolezza che sia arrivato il momento di un definitivo cambio di rotta la si è avuta soprattutto dal livello di affollamento di certi convegni dove i temi trattati erano legati alla riduzione del consumo di farmaci, alle tecniche di allevamento ad alto grado di benessere, alla produzione biologica.
Anche l’offerta degli espositori ha dato l’idea di un’attenzione crescente a tutto ciò che favorisce una migliore gestione della stalla, mirata a più benessere e a una maggiore qualità del lavoro.
Questo soprattutto per l’elettronica di stalla, sempre più ricca e completa, per i sistemi gestionali e la loro capacità di sintetizzare i mille dati raccolti e fornire pratiche indicazioni operative, per la stessa gamma nutrizionale, sempre più ricca nel segmento dedicato alla prevenzione di situazioni critiche.
Di latte se ne fa tanto nel mondo, anche se ora un po’ meno e i prezzi promettono bene. Ma la svolta che abbiamo di fronte è farlo con animali sempre più sani, resistenti, con meno lavoro ripetitivo e più qualità.