E’ vero che adesso fa freddo, molto freddo, e quindi il tema del surriscaldamento del pianeta si fa più fatica a considerarlo con attenzione. Era certo molto più intuitivo qualche mese fa, mentre si andava arrosto in una delle estati più calde di sempre.
Eppure i dati parlano chiaro, come riassume con buona efficacia un’analisi fatta da Coldiretti Lombardia su dati dell’Osservatorio agroclimatico del Ministero delle Politiche Agricole, diffusa in occasione della Conferenza Onu di Parigi sui cambiamenti climatici.
Le stagioni che negli ultimi anni hanno fatto segnare la maggiore crescita delle temperature sono estate e inverno: gli inverni sono diventati mediamente più miti, mentre in estate le ondate di caldo intenso sono diventate non solo più intense, ma anche più numerose e durature.
Si alzano anche le temperature minime: negli ultimi dieci anni la media è stata di 5,53 °C; si è saliti a 6,1 nel 2014 e a 6,67 fra gennaio e ottobre di quest’anno, mentre all’inizio del decennio nel 2005 il valore medio delle minime era di 5,1 °C.
Periodi molto piovosi si alternano ad altri eccezionalmente siccitosi e le piogge cadono sempre più di frequente concentrate in pochi eventi estremamente intensi: aumentato quindi anche il numero dei nubifragi e gli episodi alluvionali.
In Lombardia, nel 2014 le precipitazioni hanno raggiunto i 1.312 millimetri contro i 689 scarsi del 2005.
La temperatura massima dei primi dieci mesi del 2015 è stata di un grado e mezzo superiore rispetto alla media del decennio: 15,89 °C contro i 14,34 registrati fra il 2005 e il 2014.
La conferma della tendenza al surriscaldamento in Italia viene dal fatto che tra i 10 anni più caldi dal 1800 ad oggi ben nove sono successivi al 2000.
A livello nazionale dopo il 2014, nella classifica dei periodi più “torridi” ci sono: 2003 (+1.37° C), 2007 (+1.33), 2012 (+1.31), 2001 (+1.29), poi il 1994 (+1.11), 2009 (+1.01), 2011 (+0.98), 2000 (+0.92), 2008 (+0.89).
Dall’aumento delle temperature deriva anche la presenza di nuove coltivazioni di ulivi sulle montagne lombarde, oltre il 46° parallelo: negli ultimi dieci anni si è passati da zero a quasi 10mila piante coltivate in provincia di Sondrio sui costoni più soleggiati, dove una volta sarebbe stato solo pazzesco pensarci.
Che tutto questo abbia – e avrà – un impatto su un’attività direttamente legata al clima e alle stagioni come quella agrozootecnica è evidente.
Se a Parigi in questi giorni si discute sui massimi sistemi, è bene che la variabile clima diventi sempre più centrale anche in tutte le decisioni spicciole fatte sul presente e sul futuro di un’azienda da latte.
(Fonte: Coldiretti Lombardia)