Erano i primi anni novanta e sicuramente al robot di mungitura erano in pochissimi a pensarci, quantomeno da noi.
Eppure uno spot pubblicitario anticipava esattamente, fatte le debite proporzioni, quello che è il punto cardine della gestione alimentare di una stalla di vacche da latte allorché si inserisca il robot di mungitura.
Non una cosa da nulla, perché come la potenza è nulla senza controllo (per citare altro spot importante) così è difficile pensare a un robot di mungitura che sia usato al meglio della sua efficienza senza una adeguato bilanciamento della razione, un sottile equilibrio tra la mangiatoia e il robot.
Ci sono esempi a non finire di stalle dove il semplice cambio di mangime dato dal robot ha comportato un netto cambio nella frequenza di utilizzo del robot.
Lo stesso dicasi per miscelate non adeguatamente corrette tra il prima e il dopo robot.
Ebbene, di tutte le dottoreggianti spiegazioni a cui ho assistito in convegni e incontri, devo dire che la sintesi più illuminante mi è arrivata da Matteo, un amico allevatore, che ha citato proprio questo spot, che i più giovani possono andare a vedersi qui e qui.
Già, perché il punto di arrivo deve essere quella situazione in cui la bovina non sente proprio gran fame, perché allora vorrebbe dire che la miscelata è gravemente insufficiente, ma quel languorino, quella voglia di qualcosa di buono, che sa di poter trovare nel robot. Il mangime concentrato, appunto, buono, sfizioso, attraente.
Certo, c’è anche la necessità di farsi mungere, ma il primo input ad alzarsi dalla cuccetta e vincere la sua bovina pigrizia è, appunto, quel languorino, a cui nello spot Ambrogio sa porre rimedio da par suo, (sottintendendo altri scenari, che però esulano da queste considerazioni).
Non sarà una cosa da lezione di zootecnia e nutrizione, ma secondo me è un esempio perfetto nella sua sintesi di come va guardata e pensata la fase alimentare in una stalla con robot di mungitura.