Chi volesse trovare un’indicazione chiara su quelle che saranno le prossime mosse del latte, inteso come prezzi, e lo volesse fare a partire dai segnali in questo momento disponibili farebbe un gran fatica. E non è detto che l’azzecchi.
Come chiedere le indicazioni stradali a un passante confuso, che dica di girare di qui ma anche di là, di prendere a destra ma anche a sinistra.
Che fare? Meglio lasciare che ognuno tragga da sé le sue conclusioni, mettendo in fila gli elementi, e le contraddizioni, sul tappeto.
Cominciamo dal grasso.
È in atto una corsa mondiale al grasso, che ha raggiunto quotazioni stellari, assolutamente imprevedibili (costa più il burro del Cheddar).
All’opposto va la materia proteica, con i suoi prezzi che vanno a fondo.
Un andamento confermato dall’ultimo GDT Index, che nell’asta del 16 maggio scorso ha toccato il suo quinto segno positivo consecutivo, con un + 3,2%.
Ma l’indice, che è una media delle quotazioni raggiunte da vari componenti, è stato trascinato dal burro, con il suo +11,2% e da tutte le altre voci connesse alla materia grassa, in grande spolvero.
E giù le proteine, con la caseina presamica che ha toccato un -3,7%.
In territorio positivo latte in polvere intero (+1,3%) e scremato (+1,0%). (Tutti i dettagli qui)
Aggiungiamo qualche altro elemento (dati clal.it).
Restiamo in Nuova Zelanda. Qui siamo alla vigilia della stagione di alte consegne.
Ma la produzione di latte già nel periodo gennaio-marzo ha fatto segnare un +1,42% rispetto al periodo corrispondente dello scorso anno.
Aggiungiamo il fattore prezzi.
I prezzi pagati ai produttori di latte sono nettamente superiori rispetto allo scorso anno e questo non farà certo stare con le mani in mano i produttori neozelandesi che devono recuperare una stagione negativa: ergo si darà gas al motore.
In Europa? Nella Ue la media ponderata del prezzo del latte crudo alla stalla per i primi quattro mesi indica 4-6 centesimi di maggiore prezzo rispetto ai primi quattro mesi dell’anno scorso.
Ma questi sono dati ponderati. Vediamo quelli di alcuni Paesi in particolare:
Lituania +38%
Estonia +41%
Lettonia +43%
Germania +23%
Danimarca +25%
Irlanda +33%
Belgio +36%
Olanda +26%
Polonia +19%
Italia +14%
Prezzi così faranno inevitabilmente ripartire la spinta a latte laddove c’era stato un brusco calo per il crollo dei prezzi. Spinta che potrebbe farsi sentire nella seconda parte dell’anno, quando le consegne tornano a salire.
E il latte spot, utile per capire le tendenze a breve?
A gennaio eravamo a 39,69 centesimi, siamo arrivati ai 35,23 di aprile e risaliti ai 36,34 di maggio. Tutti prezzi nettamente superiori a quelli del 2016 (quando a maggio il latte spot segnava 24,85 centesimi).
C’è poi ancora da considerare per il mercato mondiale il peso dello stoccaggio di latte in polvere europeo conseguente alle misure adottate per il sostegno al prezzo.
E, ancora da valutare concretamente, l’effetto dell’etichettatura e quanto questa influirà sulla domanda di latte italiano e quindi la sua relativa quotazione.