Che le micotossine siano un problema lo sanno tutti. E che questo problema sia destinato ad aumentare con gli andamenti climatici che stiamo vedendo è altrettanto noto. Dato che dovremo nuotare in acque sempre più pericolose è quindi bene conoscere meglio possibile le insidie da affrontare.
Certo, conoscere è una parola grossa, perché le micotossine sono talmente tante (centinaia quelle note, quanto a quelle ancora non decifrate, chissà) che si tratta di una conoscenza sempre parziale e da aggiornare in continuazione.
Tuttavia, dato che la protezione della mandria dalle micotossine è fondamentale per la salute degli animali e la loro produttività, essere aggiornati sull’argomento è una precondizione per fare latte.
A questo riguardo ho trovato molto interessanti alcune considerazioni di un veterinario di campo chiamato a trattare l’argomento in un recente convegno. Considerazioni che evidenziano come l’apparenza possa anche ingannare.
Prendiamo il caso della metodica di analisi.
Ebbene, ha ricordato il nostro vet. ragionando su casi reali verificati da lui in stalla: al variare della metodica di analisi cambiano, anche notevolmente, i quantitativi di micotossine rilevati. Siamo nell’ambito dei microgrammi, quantitativi infinitesimali per i quali un piccolo scostamento può però avere effetti pesantissimi a livello di organismo animale.
Quello della corretta definizione del quantitativo di micotossine presente negli alimenti è un problema reale e quindi, proprio per questo, molti sono coloro che offrono analisi, consulenze e soluzioni.
Tuttavia – altra considerazione fatta dal nostro relatore – non di rado ci si ferma ad alcune micotossine – ad esempio il contenuto in DON – e da qui si fa discendere un giudizio complessivo sulla pericolosità o non pericolosità di un insilato o di una razione, se l’analisi è fatta sulla miscelata.
Attenzione, però: le micotossine sono tante e il tranello è in agguato.
Tornando al nostro vet., si è preso la briga di analizzare nove campioni di miscelata rilevati in stalle di fattrici Piemontesi, per verificare le correlazioni tra DON, T2, Zearalenone e Fumonisine.
Il punto importante emerso è che non sempre razioni con un livello basso di DON sono risultate sicure, anzi! Il dato analitico ha mostrato come per alcune, a un livello di tutta tranquillità di DON, ci fossero livelli estremamente alti e pericolosi di Fumonisine e Zearalenone.
Morale della favola: non è sufficiente, ai fini della valutazione del grado di contaminazione di una razione, la rilevazione di una o due micotossine, anche se sono quelle di maggior richiamo in un dato momento, perché l’indicazione ricevuta potrebbe essere inesatta o addirittura fuorviante, con effetti gravi sulla mandria e ritardando la percezione dell’entità reale del problema.
La questione micotossine è complicata da capire, difficile da gestire, impegnativa da affrontare. Per questo bisogna conoscere con più precisione possibile con cosa e con quanto si ha a che fare e rivolgersi per questo a chi è in grado di farlo.