L’immagine ha il suo valore, lo sappiamo. Vale anche per l’immagine della stalla da latte? Secondo me, sì.
Vediamo un caso reale.
Già l’ingresso la dice lunga: sbarra, muretto a vista in mattoncini, insegna un po’ vintage, videocamere; poi si procede con aiuole, qualche pianta.
E poi vialetti curati, ghiaia dove serve, pavimentazioni. Macchine parcheggiate in aree specifiche.
L’insegna della stalla, bella come la nuova struttura per il parto, la prima cosa tecnica che uno vede entrando nel cuore dell’azienda. Qui, in una nuvola di paglia fresca e pulita, una decina di vacche sono immerse in uno scenario che trasuda benessere da ogni poro. Accanto la sala di mungitura colorata e luminosa. Poco distante la stalla delle manze e quella delle vacche in produzione. Tutto attorno pulizia, ordine, metodo.
E le trincee? Rigorose come libri sullo scaffale di un’antica biblioteca.
Ordine e pulizia, ma anche una certa ricerca estetica sono sempre stati un pallino di questo allevatore, sempre aggiornati e sempre migliorati.
Solo una fissa?
Non è che magari anche l’immagine di chi produce ha un suo valore?
“Sto cercando un nuovo caseificio a cui consegnare il mio latte”, racconta. Certo, il fatto di garantire un certo quantitativo di latte ogni giorno (sono più di duecento vacche in lattazione) e la sua qualità sono cose importanti, ma anche l’immagine conta, più di quanto si pensi.
“Più di un nuovo ipotetico acquirente – spiega infatti l’allevatore – mi ha detto di essere rimasto colpito dall’azienda, e non solo per la parte tecnica. Anche per la parte estetica. E su questo aspetto posso giocarmi qualche carta al tavolo della trattativa”.
Del resto si possono anche capire le ragioni di chi compra: l’immagine dei suoi prodotti (specialmente se si deve trattare con la Grande Distribuzione) è anche l’immagine dei suoi produttori, l’immagine della stalla da latte che sarà sempre più presentata al consumatore finale.
E se deve portare qualche cliente a vedere da dove arriva il latte che trasforma non può certo portarlo dove regna disordine e trasandatezza, anche se magari i risultati sono altrettanto buoni.
Si dice che si mangia prima di tutto con gli occhi. Ma si compra anche con gli occhi.