Passi che l’Unione europea sia una colonia periferica degli Usa. E passi che l’Italia sia una colonia periferica dell’Unione europea. I fatti sono questi, non c’è molto da discutere.
Il problema è che per molto tempo gli interessi del centro e della periferia del grande impero più o meno si equivalevano.
Ora è sempre più evidente che c’è una divaricazione in atto.
Il caos in Medio Oriente, con le varie guerre per procura combattute, ha messo l’inetta Europa con le spalle al muro di fronte all’ingigantirsi del problema di profughi e rifugiati, per tacere delle questioni strategiche legate all’approvvigionamento energetico.
Prima ancora la vicenda Ucraina è stata il punto più critico in un processo di ricostruzione del clima di Guerra fredda tra Occidente e Russia continuamente alimentato, e non certo da Oriente.
Anche qui chi ne paga lo scotto è l’Europa: l’azzeramento del mercato russo è stato un dramma da questa parte dell’Atlantico, molto meno dall’altra.
La tendenza andrà crescendo in futuro, qualunque sia il nuovo presidente americano. La linea è chiara: gli Usa prima di tutto, il resto al suo destino, per sintetizzare brutalmente.
Ora, quando una classe politica come quella che ha in mano l’Europa (dire guida l’Europa è effettivamente troppo anche per un Blog di umorismo e cose poco serie come questo) dimostra una così lampante inettitudine, venendo regolarmente travolta da problemi che non è riuscita a prevedere e che volentieri contribuisce ad amplificare, come potrebbe gestire alla pari un negoziato complesso come il TTIP?
Basta vedere come si sono svolte le cose fino ad ora: trattative segretissime tra funzionari, burocrati per intenderci, che non si capisce bene a quali interessi facciano riferimento.
E quando, come nelle recenti fughe di notizie pubblicate da Greenpeace e nelle rilevazioni di qualche parlamentare europeo che vuole vederci un po’ più chiaro, i peggiori dubbi sono autorizzati.
C’è troppa sproporzione tra le parti in trattativa: da un lato un gigante con un nodoso randello che sa ciò che vuole, dall’altra un piccoletto disarmato che nemmeno sa quello che vuole.
O forse lo sa. Dato che a pensare male spesso ci si azzecca, anche il piccoletto potrebbe sapere benissimo quello che vuole e questo sia la stessa cosa di ciò che desidera il gigante.
La difficoltà allora non è trovare l’accordo tra loro due, ma il modo di fare bere agli europei acqua fresca convincendoli che è ottimo vino.