Se l’industria mondiale dei biocarburanti allenta la presa sul mais la prospettiva di speculazioni e innalzamenti di prezzi si allontana.
E questo è quello che sta avvenendo ed è una delle ragioni (non la sola, certo) per cui per il prossimo decennio le previsioni dei vari outlook sulle commodity agricole pubblicati parlano di tendenza piatta, tra scorte che si sono ricostituite, Cina che rallenta, maggiori produzioni mondiali e via discorrendo.
Torniamo però ai biocarburanti.
Una ricerca americana pubblicata poche settimane fa, e riportata anche da Mangimi&Alimenti, spiega un concetto che, almeno dal punto divista dell’etica spannometrica, sembrava già abbastanza chiaro: il mais è meglio usarlo come alimento.
La ricerca in questione dice la stessa cosa, ma ragionando in termini economici: utilizzare il mais come alimento è, infatti, di gran lunga più conveniente che impiegarlo per produrre biocarburante.
Questo perché, in un approccio globale che tenga conto di tutto quanto è coinvolto nella produzione di mais e nel suo duplice utilizzo come alimento o come biocarburante (i ricercatori hanno utilizzato il sistema critical zone services, che prende in considerazione gli effetti sull’atmosfera, sulla qualità dell’acqua e sul valore sociale del cereale), la seconda destinazione è di gran lunga più onerosa.
In termini monetari, i loro risultati dimostrano che il valore sociale ed economico netto della produzione del mais come alimento negli Stati Uniti è pari a 1.492 dollari per ettaro, mentre quello per produrre biocarburante si ferma a 10 dollari per ettaro.
Chi volesse leggersi la ricerca sotto l’ombrellone o mentre irriga il mais può cliccare qui.