Medica sottovuoto? Magari qualcuno di voi ha già visto fare la conservazione della medica in questo modo. L’allevatore che me lo mostrava, ormai alcuni anni fa, lo fa in azienda da anni e anni ed è soddisfattissimo.
Di che si tratta? Medica sottovuoto. Non, cioè, i balloni singoli fasciati uno a uno e nemmeno trinciatura della pianta e insilamento in trincea, come si potrebbe immaginare di primo acchito.
Per capirci, vediamo passo passo la questione.
Consideriamo un taglio estivo standard. La pianta è precondizionata al taglio e lasciata in campo poche ore: si taglia al mattina, la sera è già pronta per la raccolta e viene portata in azienda in balloni quadrati legati a spago.
Qui, in un’area dedicata, si fanno cumuli di 8-9 file di balloni. Si tratta di un prodotto preappassito, con la giusta umidità per essere insilato. Inoltre, essendo raccolta verde, la medica ha ancora tutte le sue foglie con quel che ne consegue in termini di ricchezza proteica, valore nutrizionale, tutte cose che sapete meglio di me.
Si toglie aria dal prodotto per aspirazione. Ogni cumulo è infatti coperto da due teli, uno aderente interno e uno più robusto esterno.
Si collega all’interno il tubo di un aspiratore e lo si fa lavorare per due-tre giorni. Quindi si toglie il tubo, si richiude l’apertura e il gioco è fatto.
Con tanti vantaggi, spiegava l’allevatore: prodotto eccellente, alte percentuale di proteine, assenza di muffe, caratteristiche costanti, grande omogeneità, poca permanenza in campo del foraggio e quindi cantiere di lavoro snello e rapido: in un giorno si fa tutto, salvo l’ultimo dei cinque tagli che, per la stagione, richiede in genere qualche ora di più di permanenza in campo.
Quando si apre l’involucro per togliere i pochi balloni consumati giornalmente l’aria che entra è minima e non c’è alcun effetto deleterio sulla massa complessiva.
signor Luca mio padre usava questo tipo di insilamento con l’erba delle marcite, in un sistema chiamato MIFEMA un anello circolare di ferro collegato ad un palo centrale e dei rulli che comprimevano l’erba man mano. poi si copriva con un telo robusto e si usava il compressore della mungitrice. chissa’ che fine ha fatto?
dr. costanzo garello, agronomo, lavoro in Ghana.