Siamo ormai entrati in tempi di Classyfarm e di soglie di farmaci entro cui mantenersi. Non è una sfida da poco, non è semplice, ma può sicuramente essere una strada interessante per dare un’impronta nuova alle stalle e alla gestione.
Un grosso aiuto in questa sfida viene dalla tecnologia e dallo sviluppo di strumenti elettronici sempre più precisi e gestibili, in grado di rilevare valori e di dare poi indici d’insieme, mediando tra i dati raccolti in continuo (sull’animale, sul gruppo) e segnalando anomalie e/o soglie di attenzione sulle quali attuare scelte e decisioni.
Ovviamente si può anche decidere di anticipare le soglie di allarme, se si ha in testa un obiettivo preciso.
E qui entriamo nell’esperienza di questo allevatore veneto, con una grossa stalla di centinaia di capi.
In questa azienda è stato fatto un lavoro molto interessante durato un anno che ha dimostrato l’efficacia di una specifica tecnologia come strumento di prevenzione delle patologie, oltre che come strumento per la loro individuazione precoce, e quindi facendo di questa tecnologia un mezzo efficace per la riduzione del consumo di farmaci nella stalla.
Per farla breve. Lo strumento adottato in azienda sulle bovine dà varie indicazioni, tra cui la ruminazione. Il monitoraggio della ruminazione, si sa, è un po’ il principe dei dati, perché qualunque anomalia sanitaria in arrivo, ha immediatamente, prima ancora che diventi visibile all’occhio o percepibile in una diminuzione della produzione di latte, un calo della ruminazione.
La tecnologia adottata in genere stabilisce una soglia: semplificando, sopra quel valore tutto ok, sotto quel valore scatta l’allarme salute.
In questa stalla la prova ha riguardato l’anticipo dell’intervento prima che la soglia di allarme fosse superata, intervento quando i valori erano cioè vicini alla soglia di allarme, ma leggermente al di sotto.
Ovviamente non si vedeva nulla dalla bovina: apparentemente era in forma perfetta, idem la produzione. Di fatto si andava alla navigazione strumentale, ci si fidava totalmente della macchina.
Su questi animali l’allevatore interveniva con trattamenti blandi: un ruminativo, un lievito, o altre soluzioni “semplici”, fino a che il dato della ruminazione tornava normale.
Il risultato è stato inequivocabile, e l’allevatore sottolinea come il numero di casi gravi nella mandria, ossia situazioni che hanno richiesto l’intervento con farmaci importanti, si è ridotto del 30% nell’anno della prova rispetto all’anno precedente, e particolarmente evidente nei periodi in cui storicamente si avevano situazioni critiche più frequenti.
Morale: sensori e tecnologia possono fare molto per individuare una patologia o una situazione critica allorché essa si manifesta con qualche sintomo clinico, ma possono fare anche molto di più se li si vede come strumenti volti ad anticipare – addirittura a prevenire – situazioni patologiche, permettendo di ridurre i trattamenti nella mandria, limitandoli ai soli casi più gravi.
Per questo la lettura del dato nella sua evoluzione, non solo l’attenzione alle soglie di allarme, è importante: si può fare molto (e relativamente con poco) anche prima che la soglia di allarme sia raggiunta e segnalata.