C’è luce in fondo al tunnel? O è soltanto il fanale di un treno che arriva in senso contrario? Fortunatamente sembrerebbe buona la prima, con tutta la prudenza che insegna una situazione di mercato che sta prosciugando tasche e bilanci.
Da dove arriva questo refolo di ottimismo? Indizi, solo indizi. Ma, come si dice, un indizio è un indizio, due indizi sono due indizi, tre indizi fanno una prova.
Cominciamo con i fondamentali riguardanti il mercato del latte. Questi sono positivi, con un incremento previsto della domanda del 2-3% legato alla crescita della popolazione mondiale, della classe media e dell’urbanizzazione. La Cina, in particolare, continua a mostrare una crescita nei consumi di latte.
Si cominciano inoltre a vedere i segni di un rallentamento della produzione di latte a livello mondiale della quale i mercati cominciano a prendere atto.
In questo senso si possono leggere i risultati del Global Dairy Trade del 16 Agosto 2016 che hanno fatto segnare un +12,7 % nel Price Index rispetto alla sessione precedente. È questo un indice che prende in considerazione vari prodotti lattiero-caseari, ognuno dei quali ha mostrato un deciso segno al rialzo, in cui spicca il +18,9% del latte intero in polvere.
Se stiamo in Europa, Clal.it informa che il trend delle consegne Ue è in diminuzione: tra luglio 2015 e giugno 2016 sono state consegnate 155 milioni di tonnellate di latte, 254.000 tonnellate in meno rispetto al periodo giugno 2015-maggio 2016.
Sempre Clal.it sottolinea che anche le esportazioni europee sono in diminuzione. Nello stesso periodo (luglio 2015 – giugno 2016) sono state esportate 19 milioni di tonnellate in equivalente latte, 56.000 ton in meno rispetto al periodo giugno 2015-maggio 2016.
Sembra invece esaurito il balzo del prezzo del latte spot, che aveva fatto registrare da maggio scorso una notevole salita, mostrando ora una tendenza ad allinearsi ai prezzi delle annate scorse.
Un ultimo dato incoraggiante lo indica sempre Clal.it, mostrando come siano in forte crescita le esportazioni italiane di latte e panna. Spicca in particolare il balzo nell’export del latte confezionato (+262% nel periodo gennaio-maggio 2016 rispetto all’anno precedente), indirizzate particolarmente al mercato del nord Africa.
Un canale di export che sarà sempre minoritario rispetto ai formaggi, ma che va coltivato e valorizzato, anche alla luce degli esuberi di latte conseguenti alla contingentazione delle produzioni Dop.
Dunque, per ora si continua a viaggiare nel tunnel buio, ma filtra un po’ di luce dal fondo. E non sembra essere il fanale di un treno che arriva in senso contrario.