Siamo al quarto aumento consecutivo del GDT Price Index, che nell’asta del 6 dicembre scorso ha fatto segnare un +3,5% rispetto alla quotazione precedente.
Spicca tra le voci quella del latte intero in polvere, con un +4,9%.
Segna il passo invece il latte spot nazionale che sulla piazza di Verona ha fatto segnare due segni meno consecutivi.
Ma c’è un’altra questione che aleggia all’orizzonte e che potrebbe in breve avere un effetto sulla produzione di latte in Europa. In Olanda è di grande attualità il problema dei fosfati, che si intreccia a sua volta con quello dei nitrati.
L’eccesso del rilascio dei primi e il possibile venir meno della deroga per i secondi (attualmente l’Olanda usufruisce su buona parte del suo territorio di una deroga alla soglia della Direttiva Nitrati, con scarico di 250 kg/ettaro contro i 170 kg/ettaro) potrebbe condurre a una importante riduzione del patrimonio bovino presente sul territorio: si dice dai 150mila ai 200mila capi da latte, ma si arriva anche a 500mila capi da togliere dalla produzione, fino a 3,5 milioni di tonnellate di latte prodotto in meno.
Problemi di inquinanti li ha anche la Germania, che deve far fronte a una notifica di infrazione della direttiva sui nitrati e dove aumentano i problemi di contaminazioni delle acque da nitrati.
Una situazione ingarbugliata che avrà un effetto su quanto si alleva e si produce anche in Germania.
Difficile dire quanto tutto ciò peserà sul mercato del latte, ma certo l’orizzonte più prevedibile è quello di un’offerta in contrazione.
Ma sono questioni da tenere d’occhio.
Anche perché: chi è senza nitrati (e fosfati) scagli la prima pietra, non solo in Germania e Olanda.