Si può parlare di alimentazione e allevamento e si può farlo coinvolgendo tanta gente. Non solo. Si può passare dalla ricerca ai consigli pratici, smontando come una costruzione fatta con i Lego, tanti luoghi comuni, dicerie, leggende da social e da estremisti del No meat.
Si può, basta decidere di farlo.
Come si è fatto ieri sera a Leno, in provincia di Brescia, nell’incontro dedicato ad alimentazione e allevamento a cui ho avuto l’onore di partecipare come relatore, in compagnia del prof. Giuseppe Pulina, docente di Zootecnica speciale all’Università di Sassari e del dott. Claudio Macca, responsabile dell’Unità di dietetica e nutrizione clinica degli Spedali Civili di Brescia.
Certo, la categoria degli alimenti di origine animale sta scivolando nel politicamente scorretto a favore di vegetarianismi e veganismi di varia estrazione e declinazione.
Liberi tutti di scegliere cosa ingerire, ma liberi tutti anche di sapere come stanno le cose.
E le cose non stanno esattamente come si vorrebbe far credere.
A Leno, ieri sera, lo si è detto in maniera chiara e competente (ovviamente mi riferisco ai due altri relatori): latte, carne, uova servono per chi deve nascere e per chi è nato, sempre.
Le proteine animali sono un tesoro di valore inestimabile che ha permesso (non solo quelle, ovviamente) un miglioramento incredibile nella durata e nella qualità della vita.
E dietro la loro produzione non ci sono assolutamente crudeltà, chimica, farmaci, sfruttamento delle risorse come molti – a volta anche in buona fede – credono.
Certo bisogna fare, ma bisogna anche comunicare. Con competenza, con passione, senza complessi di inferiorità. C’è tanta qualità nelle produzioni italiane da raccontare, senza limitarsi ogni volta a ribattere insinuazioni e dicerie.
La partita è ancora tutta da giocare. E il bello è che è ancora tutta da vincere.