Nessuno pensi che la sfida con virus e batteri patogeni la stiamo vincendo. Anzi. Il loro numero, la loro ubiquità, i loro meccanismi biologici li fanno sempre stare al passo con i tempi, capaci di adattarsi e modificarsi per essere sempre pronti a colpire.
Certo, l’era dell’antibiotico ovunque e comunque ha fatto pensare ai più che il rischio batterico sia una cosa del passato, un’epoca da libri di storia.
E invece chi studia il fenomeno delle resistenze batteriche è sempre più preoccupato, perché non c’è molecola antibiotica che non stia perdendo di efficacia nella guerra contro i patogeni.
Al punto da immaginare, senza cambi drastici di comportamenti e protocolli operativi, un futuro da incubo, dove si potrebbe tornare a morire per cose oggi considerate banali.
Da qui la necessità di cambiare direzione drasticamente modus operandi, considerando anche vie alternative alla chimica per il controllo dei patogeni.
Una dibattito attualissimo anche nel settore zootecnico e veterinario, a cui sono rivolte pesanti accuse di essere sostenuto e spinto da massicce quantità di farmaci.
Non è tutto vero quello che viene raccontato, ma c’è del vero.
Tra i nuovi pionieri di un modo alternativo per avere sanità e prestazioni, a contenuti di chimica drasticamente ridotti, per ogni specie zootecnica allevata, si parla con insistenza dell’ozono.
Una sorta di ossigeno rinforzato (ossia una molecola composta da tre atomi di ossigeno anziché due) l’ozono, che rilasciando proprio quel terzo atomo di ossigeno instabile, ha una straordinaria efficacia e versatilità come disinfettante e sanificante, non crea resistenze batteriche, agisce nell’acqua, nell’aria, sulle superfici, tiene a bada i patogeni a livello intestinale e in distretti specifici.
Così, almeno, raccontano coloro che l’hanno inserito in azienda e la stessa ricerca universitaria sta guardando con sempre maggiore attenzione all’ozono per la salute umana e animale, cercando di capire meglio i dosaggi e i metodi di somministrazione più idonei ai vari obiettivi.
Quindi, è vero che la resistenza agli antibiotici di molti batteri patogeni sta aumentando e i problemi (e i costi) sanitari aumentano. Ma è altrettanto vero che ci si può togliere con successo da questa china pericolosa e l’ozono può essere un tassello importante di nuove strategie di lavoro.
Del resto, spesso tre è meglio di due. Per l’ozono si tratta di atomi di ossigeno. Ma Bartolomeo Colleoni, bergamasco condottiero di ventura del passato, potrebbe confermarlo anche per altro.
Di ozonoterapia in veterinaria, già sie ne parlava nei primi anni ’80, con non entusiasmanti risultati. La carenza di interesse a continuare le sperimentazioni era dovuta alla disponibilità a basso prezzo di antibiotici estremamente efficaci anche delle molecole di prima generazione. Ora è tornato l’interesse più che per imminente necessità, per anticipare credo, eventuali molto probabili restrizioni nell’utilizzo di antibiotici e chemioterapici in campo veterinario. In merito a questi ricorrenti allarmi su nuove resistenze e super batteri insensibili a tutte le molecole, diciamolo chiaro, gran parte di queste notizie sono inattendibili e comunque la vera resistenza risulta essere quella generata in campo ospedaliero ed umano in genere. Negli allevamenti vengono ancora largamente utilizzati antibiotici di prima o seconda generazione, risultando tra l’altro ancora di buona efficacia. Infine non secondaria è il disinteresse dell’industria farmaceutica ad investire nella ricerca di nuove molecole antibatterico. Molto più interessanti dal punto di vista economico, produrre farmaci oncologici, antinfiammatori, anticolesterolemici e altri ancora quali i vaccini.