Miscelata unica o tre miscelate differenti? La domanda non è oziosa perché il rischio c’è anche laddove l’unifeed è unico. Così dice, armeggiando con i setacci sulla miscelata distribuita nella corsia di mangiatoia, il nutrizionista.
Dice: “Il problema di un nutrizionista non è soltanto considerare le differenze tra una razione sulla carta e una messa effettivamente nel carro (e già qui ci sarebbe da discutere, clicca qui), ma anche considerare che quello che esce dal carro e va nella corsia di alimentazione non di rado non è la stessa cosa tra un punto e l’altro della corsia”.
La miscelazione corretta non è una cosa da poco e non sempre l’unifeed è omogeneo come si pensa e si crede.
Specialmente quando i componenti della razione sono tanti, e alcuni in quantità limitate, il rischio è sempre dietro l’angolo.
Rischio che il carico non sia preciso come si vorrebbe per ogni componente, ma anche rischio che nel cassone la miscelazione non sia avvenuta in maniera ottimale.
Così, in base al punto della mangiatoia dove avviene lo scarico, capita che la razione sia diversa, anche se il gruppo è unico e le necessità – quelle che il nutrizionista così diligentemente ha coperto con la sua razione – identiche.
Peccato che all’atto pratico, alla bocca della bovina e, soprattutto, nel suo rumine e poi di seguito nel tratto digerente, quello che viene assunto è differente.
Addirittura – sempre il nutrizionista racconta – ha misurato tre razioni differenti: all’inizio, a metà e alla fine della corsia di alimentazione.
Meglio saperlo e, ad esempio, fare una distribuzione in due volte, consiglia: metà in andata e metà al ritorno, per ridurre i rischi eventuali.