Come sapete questo Blog si occupa anche di cose serie, di tanto in tanto. Una di queste, su cui molto si dibatte, gira intorno a una parola usata e abusata: costituzione. E cambiamola, e lasciamola come è, e cambiamola solo un po’ e via di questo andazzo.
Dopo aver visto l’oceanica adunata del più grande sindacato agricolo nazionale proclamare il suo entusiastico appoggio al Sì al prossimo referendum, mi sono chiesto: perché mai un grande sindacato agricolo dovrebbe esporsi così platealmente per una questione che c’entra poco – anzi niente – con i temi agricoli e zootecnici che portano lavoro e reddito?
Ma è chiaro che non avevo capito! Pensate, credevo, nella mia pochezza, che fosse un certo esercizio di collateralismo, una democristianeria per tenersi amico chi guida il carro e può dare e concedere come un principe rinascimentale.
Sciocco che sono! E sciocchi – se permettete – tutti coloro che hanno pensato questo!
No, signori, non è così.
È ben altra la costituzione che si vuole cambiare. Ciò di cui veramente non si può più. Ossia un mondo agricolo che per costituzione, come se non fosse possibile fare diversamente, ha sempre preferito le cordate, il piccolo intrigo, il favore alla politica per ricevere altri favori, le porte girevoli dal sindacato al ministero, l’associazionismo tecnico che strizza l’occhio ai giochi politici, gli stipendi generossissimi riconosciuti a chi via via sale la scala della rappresentanza, le tessere prese e rinnovate senza fiatare…
Questa costituzione storica del mondo agricolo va avanti da decenni, immutata e immutabile.
Come si fa a dire che non è una costituzione da cambiare?
Come si fa a non applaudire col ciglio umido di commozione i valorosi che senza paura hanno detto forte e chiaro, in favore di telecamera e di fotografo, che sì, sì, sì erano fortissimamente a favore del sì.
Sì al cambio di questa costituzione del mondo agricolo che ci trasciniamo da sempre.
Cosa volete che interessasse loro fare un favore sulla vicenda del referendum per le modifiche alla Costituzione. Su quello ognuno farà poi quello che crede, mica è un tema agricolo.
O no?