Non sarà una passeggiata. I contorni di questa emergenza si fanno cupi e incerti.
Per la Nazione, perché è chiaro quanto sia stato stolto affidare le chiavi della macchina a gente a cui nemmeno si sarebbe dovuto dare l’automobilina a pedali.
Per il settore produttivo tutto, perché se si blocca un terzo d’Italia si blocca l’Italia intera.
Nello specifico, poi, ci sono punti caldi.
Il prezzo del latte andrà giù: è legato al prezzo del petrolio, è legato ai consumi della Cina, è legato alla crescita dell’economia. Le esportazioni tedesche di latte? Si chiudono sbocchi, resta il latte.
Altro punto critico, collegato a quello di prima: l’operatività degli stabilimenti di lavorazione del latte. Se si riduce si riduce la quantità di latte lavorato e aumenta la quota a pesare sui mercati.
La tenuta della logistica: le restrizioni ai movimenti, le persone bloccate, gli autisti che si fermano per quarantene sono un punto critico che mette in dubbio date di consegna e arrivi di merci e prodotti.
Però c’è anche un po’ di argento nelle nube scura: ora è chiaro che, quando gli scaffali richiamo di essere vuoti, certe questioni che sembravano così dannatamente importanti, al punto da legare con mille lacci chi coltiva e alleva, ora lo sono un po’ meno. E se sugli scaffali c’e cibo è perché ci sono allevatori e agricoltori. Sarà importante rinfrescare la memoria, dopo, su questo fatto.
Adesso c’è da fare quadrato, stare in sella, vincere il giorno per giorno. Sfruttando magari quel po’ di tempo libero forzatamente in più che si ha a disposizione per ripensare alla propria attività, ai suoi punti di forza e a quello che potrebbe essere migliorato.