Pascolo di pianura, si può fare?
Se fate la domanda in questa stalla cremonese la risposta è sì. Pascolo nel senso proprio del termine, ossia non solo un’area di movimento libero per le bovine, ma anche un’area per l’alimentazione.
Qui la scelta è andata dapprima alla rimonta, ma poi c’è stato qualche cambiamento in corso d’opera.
Andiamo con ordine.
Il primo passo è stato quello di prendere otto ettari di terra contigui alla stalla e farne un’area di pascolo attrezzato, con parchetti per l’utilizzo turnato, percorsi per gli spostamenti, punti di abbeverata.
Obiettivo? Usare questa area per le manze.
E così è stato fatto. Problemi? Non insormontabili. Solo una accentuazione, a volte, per certi soggetti, nella disomogeneità di crescita, legata soprattutto alla stagione estiva e alla perdita di potere nutritivo del cotico presente. Del resto anche nell’allevamento in stalla non è possibile eliminare completamente la disomogeneità all’interno del gruppi di animali allevati, questo è un fatto.
Certo il cotico erboso è un aspetto non indifferente da considerare, perché come dicono qui, in estate l’irrigazione toglie ogni problema di siccità eventuali, ma il calore rende critica la crescita delle essenze più interessanti. C’è un continuo lavoro per trovare i miscugli più adatti, ma ancora la strada è lunga. Pensate che la sorghetta, odiata da ogni maiscoltore, rappresenta un aiuto nella stagione più calda, perché fa massa e copre il terreno.
Ma torniamo a noi.
Il passaggio successivo nell’utilizzo del pascolo è stato quello di destinarlo non più alle manze, ma alla crescita degli incroci da carne (Angus su Frisona) che fanno quindi il loro ciclo di ingrasso al pascolo, con sola erba (anche se la direzione è quella di far fare i mesi invernali in stalla, per avere una crescita più regolare e salvaguardare la copertura erbosa).
Al pascolo, insieme agli incroci da carne, ci sono anche le manze gravide, che tornano in stalla un paio di mesi prima della data di parto prevista, nel box di asciutta su lettiera visto in precedenza.
Come vedete il pascolo si può inserire anche in una stalla di vacche da latte classica, in un’area altrettanto classica e intensiva. e lo si può fare in maniera dinamica, adattando di volta in volta la distinzione, laddove ci siano cambi di direzione aziendale.
In questi caso il crescere di importanza degli incroci di carne, sempre più numerosi. Le manzette sono tornate in stalla, e al pascolo sono state indirizzate invece le manze gravide, cosa che semplifica anche la gestione.
Certo, per il pascolo di pianura serve una certa favorevole dotazione di terreni prossimi alla stalla, come in questo caso.
E poi non c’è una regola fissa: ognuno può trovare la sua via, come in questa caso dove il pascolo inizialmente pensato per la rimonta è stato dirottato agli incroci da carne.
Sicuramente però un’azienda con animali al pascolo, al di là di ogni altra considerazione, ha sicuramente una marcia in più in termini di benessere animale “percepito” all’esterno, da chi sa poco o nulla di allevamento e da chi lo contesta.


PS. Naturalmente questa storia può essere letta anche in un’altra prospettiva: la stalla da latte che si fa sempre più protagonista nella produzione di carne, cercando una strada originale per differenziare l’offerta.