Il pascolo, il pascolo… Andiamo, chiunque sa che le vacche stanno meglio al pascolo che in una stalla. Questo lo dicono in tanti, e lo dicono soprattutto coloro che di una stalla (come è oggi una stalla, per intenderci) sanno ben poco. Diciamo pure che non sanno nulla.
Tuttavia dato che tra costoro ci sono anche quelli che si ergono paladini del benessere animale, forse è il caso di ricordare lo che non sempre è così.
E cioè, per quanto eretico possa suonare alle loro orecchie foderate di benessere animale da cartolina illustrata, capita che le bovine (quelle che in ultima analisi sono le più indicate a dire cosa piace loro e cosa no) preferiscano stare in stalla anziché al pascolo.
Un esempio tra i tanti è quello di una bellissima stalla di area montana, vista un paio di estati fa. La stalla si trova ad una quota di circa 1.000 metri. Abbastanza per avere pendii ripidi, per le bovine e per chi fa il fieno, ma non per avere molto fresco in estate, con temperature che raggiungono senza problemi i 30 °C.
Aggiungiamoci la delizia di mosche e tafani e si capisce perché, tra un estate fatta al pascolo (quando ancora non c’era la stalla nuova la vecchia stalla storica diventava un forno e il pascolo era una necessità) e la successiva passata nella nuova struttura (stalla razionale, coibentata, ventilata) la differenza di produzione è stata ben maggiore.
Cioè: il pascolo è stato tolto totalmente alle bovine in lattazione (da maggio a novembre è solo per manze e vitelle più grandi) e queste, stando in stalla, hanno prodotto di più.
Il che, dato che la bovina si esprime con la produzione per dire se tutto va bene, vuole dire che il cambio è stato gradito. Che dopotutto ci può essere benessere anche senza pascolo.
Attenzione, lungi da me parlare male del pascolo e delle possibilità di creare nicchie di allevamento basate su di esso. idem per fasi di allevamento – vedi l’asciutta (clicca qui) – dove uno spazio esterno, con possibilità di movimento, si dimostra in genere utilissimo. Ma sono scelte gestionali specifiche, frutto di ragionamento, conoscenza, ricerca di protocolli mirati. funzionano quando sono il punto finale di un ragionamento complessivo, non quando sono un obbligo esteso in senso orizzontale.
Al contrario nell’immaginario collettivo sul benessere animale si tende mettere il pascolo come il punto più alto di benessere per la bovina, da imporre più che proporre e da usare come paradigma di benessere tout court. Ma è proprio la bovina (clicca qui) a dire che non è sempre così.
Un concetto da comunicare (con prove e dati) per evitare di trovarsi tra non molto (clicca qui) ad avere un obbligo in più.