Pregi e svantaggi della lettiera rispetto alle cuccette sono noti e quindi non è il caso di stare a fare un elenco conosciuto.
Tuttavia non è detto che la scelta debba essere per forza lettiera o cuccette, senza vie di mezzo. Perché, forse, proprio la via mi mezzo, il punto di incontro, potrebbe essere la soluzione che coniuga praticabilità, superfici non troppo dilatate e vantaggi in termini di benessere animale.
È quello che è stato fatto in alcune stalle, non molte in verità, ma sempre con risultati eccellenti. Ossia: la realizzazione di uno spazio a lettiera coltivata che fa da jolly, da area mirata per un determinato gruppo di vacche, inserita in una stalla a cuccette, tradizionale.
Vediamo qualche dettaglio.
L’idea che sta a monte è che non tutte le bovine della mandria hanno le stesse esigenze in termini di strutture e di benessere. O, meglio: tutte, ovviamente, starebbero volentieri in una stalla con grandi superfici, lettiera morbida e asciutta, spazi e ventilazione senza risparmio.
Un po’ come noi preferiremmo certamente stare a pancia al sole su una spiaggia tropicale o a passeggiare in una pineta di montagna anziché andare a lavorare, litigare per il parcheggio, sopportare colleghi eccetera eccetera. Tuttavia, malgrado arrabbiature e sbuffate, tutto questo lo sopportiamo senza problemi in situazioni normali. Quando però siamo malaticci, stressati, influenzati eccetera, allora abbiamo bisogno di più spazio, di più tranquillità, di calma e relax.
Torniamo alla stalla.
Le condizioni di benessere “esagerato” difficilmente si possono garantire in una stalla nella sua interezza, magari una struttura datata e con un numero elevato di capi che pone qualche problemino di sovraffollamento.
Se questo non si può garantire per tutte le bovine della mandria, è più facile (e meno dispendioso) metterlo in atto per un numero limitato, per quelle che, per varie ragioni, hanno bisogno di una fase di extra comfort.
Ad esempio vacche freschissime, vacche con qualche problema di arti e di ambulazione ma ottime produttrici, vacche che devono recuperare da un momento di stress e via così.
Vacche che, se inserite nelle normali condizioni di una stalla a cuccette mediamente dotata potrebbero avere i loro problemi di adattamento, con possibilità non remota di perdere in performance o di perdere la vacca tout-court.
Ed ecco allora che torna in gioco la piccola stalla a lettiera coltivata, magari ottenuta recuperando un’area, uno spazio, dove creare una situazione di massimo benessere, destinata a quel gruppo di vacche descritto prima.
Essendo destinata a un gruppo dinamico di animali sarebbe relativamente facile avere sempre le condizioni migliori di affollamento e ventilazione, cosa fondamentale per avere sempre una lettiera al meglio.
Le bovine di questo gruppo starebbero in questa sorta di suite per il tempo necessario al loro recupero, magari per tutta una lattazione, per poi passare alla stalla “normale” per fare posto ad altre.
Questo, a detta di chi ha adottato questo approccio, dà risultati incredibili in termini di recupero di animali che altrimenti sarebbero stati destinati alla riforma, in termini di risparmio di lavoro e di trattamenti, in termini di fluidità del lavoro.
Quanto alle misure di questa mini stalla a lettiera ognuno dovrebbe fare le proprie valutazioni in base alla mandria, agli spazi, alla possibilità di adattamento. Ricordando che tassativamente dovranno esserci condizioni ottimali per superfici rispetto al numero di capi, di ventilazione, di qualità della lettiera. Se diventasse una scorciatoia per aggiungere qualche animale e riempire di più la stalla saremmo di nuovo punto e a capo.
Di fatto si inserisce un concetto un po’ particolare: anziché dare mediamente un tot di benessere a tutte, si sceglie di penalizzare un poco quell’80% di capi che non hanno problemi ed esagerare in comfort con quel 20% che in una stalla “normale” sarebbe penalizzato. La media con cambia, i risultati sì.