Ci sono vari segnali e indizi sparsi sul latte, in termini di produzioni, previsioni e prezzi, che sembrano un po’ come quando (prima dei Gps) ci si fermava con la macchina a chiedere indicazioni a un passante e questo, pieno di buona volontà, iniziava a dare una quantità di indicazioni in successione, correggendosi più volte, che alla fine lo si salutava più confusi di prima riguardo alla direzione.
Pertanto, come il volenteroso passante, ecco qualche indicazione che vi lascerà più incerti di prima, perché si mescolano segnali di ottimismo ad altri più negativi.
Cominciamo dall’asta del Glabal Dairy Trade che si è tenuta ieri (clicca a questo link).
L’indice (che unisce una serie di prodotti trattati) ha fatto segnare un robusto +4,9%, che segue il + 2,2% dell’asta del 2 gennaio. Un deciso cambio di direzione, dato che da ottobre a dicembre si era registrata una successione di indici negativi, anche marcatamente che potevano (anche) essere letti come una risposta degli operatori alla crescente quantità di latte e derivati sui mercati.
Il +4,9% del 16 gennaio (all’interno del quale, scorporando, spiccano i dati di latte in polvere intero e scremato, cheddar e burro) può però avere una risposta anche nelle minori quantità messe all’asta da Fonterra, come conseguenza delle diminuite produzioni di dicembre in Nuova Zelanda causa siccità.
Venendo all’Europa, l’Outlook Ue 2018 prevede un aumento dell’offerta di latte nel primo semestre dell’anno. Come riportato dal Clal.it alcuni giorni fa, il latte supplementare prodotto in Europa sarà destinato principalmente alla maggior produzione di formaggio, polvere di latte intero, di latte scremato e burro, assorbendo la maggior parte del latte crudo, compresa la maggior parte dei volumi aggiuntivi. Dato che gli stoccaggi di polvere di latte sono già colmi, è facile prevedere che questa zavorra che appesantisce il mercato continuerà a gravare e si rinforzerà inevitabilmente.
È prevista una crescita nei consumi e nelle esportazioni, ma i consumi crescono con dinamiche molto più lente e regolari del balzi produttivi, mentre per l’export c’è sempre da considerare l’incognita valutaria, con l’euro che sta tornando a rafforzarsi sul dollaro. Si prevede una crescita di produzione anche extra Europa, sia pure in maniera più ridotta.
Il burro dovrebbe avere anche nel 2018 un andamento brillante con prezzi alti, e questa è una buona cosa per il prezzo del latte. Al contrario la previsione di prezzo per il formaggio nella prima metà del 2018 saranno inferiori allo scorso anno.
Parlando di formaggio parliamo di Grana Padano.
Il confronto tra la curva dei prezzi del Grana Padano mostra una divaricazione al ribasso rispetto a quella del Parmigiano Reggiano. Dal 2017 (dopo che per anni le due line hanno seguito un andamento sostanzialmente parallelo, come si può notare dagli storici di prezzo, il Grana Padano scende mentre il Parmigiano cresce, seppur di poco.
Indubbiamente c’è una situazione di criticità per un formaggio fondamentale come il Grana Padano che rappresenta – direttamente e indirettamente, condizionando le dinamiche di prezzo – la spina dorsale della remunerazione del latte italiano.
E in vista dell’Assemblea del Consorzio di tutela del Grana Padano, prevista il prossimo 2 febbraio, l’assessore all’agricoltura della Lombardia Gianni Fava ha espresso (sul suo sito ufficiale) preoccupazioni che fotografano la situazione.
In particolare viene posto l’accento sulla “aggressione vera e propria da parte dei similari nazionali nei confronti del marchio”.
“Dai dati che emergono – sottolinea l’assessore – appare nitida la responsabilità di questo tipo di prodotti alternativi, che, pur non dando tutte le garanzie del marchio Grana Padano, riescono in ogni caso a trovare spazio nella distribuzione, sempre più alla ricerca di prodotti a basso costo”.
“In un siffatto contesto – prosegue l’assessore Fava – risulta quindi del tutto evidente che si debba una volta per tutte sanare il conflitto che si è creato tra produttori che, pur restando all’interno del Consorzio, avviano parte della loro produzione verso impianti di trasformazione che operano al di fuori della logica del marchio”.
E per concludere un’occhiata al latte spot: il prezzo torna a salire dopo i crolli di dicembre.