Ma quanta acqua consuma l’allevamento? Quanta acqua richiede un kg di carne bovina per essere prodotta? In un mondo che ha sete, con il clima che cambia, ancora abbiamo il coraggio di allevare bovini invece di andare a bloccare il raccordo anulare per protestare contro chi vuole arrostire la terra?
Lo avrete notato: il disegno contro l’allevamento e i prodotti di origine animale, che è un puro distillato ideologico propalato abilmente, prende a prestito di volta in volta vari temi a facile presa mediatica e ci dà dentro a più non posso.
C’è la questione del benessere animale (nel senso ideologico, appunto: o pascolo o nulla) fatto a misura di un animale antropomorfizzato nei pensieri e nei sentimenti per arrivare a misure sempre più restrittive riguardo all’allevamento.
Adesso va molto la questione ambientale e arriviamo così all’acqua e alle domande di partenza.
Ma quanta acqua consuma l’allevamento? Quanta acqua richiede un kg di carne bovina per essere prodotta?
Che l’allevamento richieda migliaia e migliaia di litri di acqua per fare un kg di carne è un dato talmente ripetuto da essere considerato ormai acquisito dall’opinione pubblica, che nemmeno lo mette in discussione.
Ma è così?
Ebbene sì, è proprio così.
Per la precisione sono 11500 i litri di acqua per produrre un kg di carne bovina, mi spiega l’amico Giorgio Borreani, professore di Coltivazioni erbacee e sistemi foraggeri all’Università di Torino.
Il che, ovviamente, mette l’allevamento fuori partita in qualunque confronto.
Dunque hanno ragione “loro”?
Semplicemente, le cose non sono sempre come sembrano. Il metodo ideologico prende un dettaglio e lo fa diventare il tutto, piegando la realtà.
“Il semplice dato complessivo dell’acqua entrata nel sistema agro-zootecnico che ha portato alla produzione di un kg di carne – spiega il prof – non ha senso in termini di impatto sulla sostenibilità della sua water footprint. Perché gli effetti cambiano a seconda del luogo in cui avviene questa produzione e delle sue necessità di utilizzo di acqua blu, ossia l’acqua effettivamente sottratta ad altri possibili usi. Nelle nostre stalle padane, mediamente il sistema richiede solo l’8% di acqua blu. Il resto è tutta acqua meteorica, detta acqua verde. Il che significa che l’acqua utilizzata in competizione con altri possibili usi è poco più di 900 litri per kg di carne prodotta. 900 litri e non 11500. Si capisce che l’impatto è ben diverso e il nostro kg di carne avrà una posizione nelle classifiche di sostenibilità assai diversa!”
Facciamo un altro esempio molto interessante, preso da uno studio recente. Seguite.
“Prendiamo la coltivazione dell’erba medica. Se confrontiamo – per avere due estremi – una produzione in Pianura Padana con una in Arabia Saudita in termini di water footprint, vedremo che nel caso della medica prodotta in Italia avremo utilizzato 800 litri di acqua per fare un kg di sostanza secca; poco più, circa 950, in Arabia Saudita. Ma nella produzione italiana 530 litri di acqua utilizzati sono acqua verde e 270 acqua blu. Al contrario, per la medica fatta in Arabia Saudita i litri di acqua verde sono 230 e di acqua blu 720. E già questo indica che l’impatto è assai diverso, a quantitativi di acqua complessivi usati non troppo differenti”.
Non solo.
“Dobbiamo anche considerare la questione della rinnovabilità dell’acqua blu in un sistema agricolo. Sempre per citare il caso estremo di prima, l’acqua blu usata in Italia andrà incontro a un rapido rinnovo dopo il suo utilizzo, mentre quella usata in Arabia Saudita, essendo soprattutto acqua fossile, una volta usata potrebbe non essere più disponibile in futuro”.
Insomma, la water footprint non è un dato assoluto ma va calato di volta in volta in un contesto specifico.
Che poi si debba fare di tutto per razionalizzare l’uso dell’acqua nel processo produttivo, riducendone al minimo possibile le necessità, questo è un altro paio di maniche e lo sa benissimo chiunque.
Ma un conto è ragionare su cose concrete, un altro sommare le mele con le pere e dire pure che la somma è corretta.