Poche, forse pochissime. Ma ce ne sono. Sono le stalle nelle quali la rimonta non si fa e non si alleva, ricorrendo completamente a fornitori esterni.
Una prassi che fa saltare sulla sedia molti allevatori, che mai e poi mai rinuncerebbero a quella parte di loro che li definisce selezionatori prima e tutto il resto poi. E che quindi la rimonta per la loro stalla non la delegano a nessuno, perché a nessun altro vogliono delegare il piacere di modellare la propria mandria.
Certo, c’è poi tutto il resto, ma in primis c’è una questione di cuore e poi di mente.
Però in questa stalla parliamo proprio di questione di mente, di scelta razionale che ha messo in secondo piano la scelta di cuore.
Da alcuni anni, infatti, è stata abbandonata la produzione della rimonta, destinando strutture, terreni e lavoro solo alle vacche in lattazione (la mandria, tra asciutte e capi in produzione, è costituita da poco più di 250 capi), acquistando quindi all’esterno tutta la rimonta necessaria.
Nel loro caso la scelta di rinunciare alla rimonta è stata dettata da una serie di elementi precisi. Non molto terreno a disposizione per la produzione di foraggi e per gli spandimenti, in particolare.
E poi anche la necessità di ottimizzare la componente lavoro e strutture.
In una stalla avere il settore di rimonta equivale ad avere circa il doppio di animali presenti, il che si traduce in strutture necessarie, deiezioni prodotte da gestire, produzione o acquisto di foraggi maggiore, più unità lavorative da impiegare.
Il tutto si può tradurre in costi da sostenere, ma anche in benessere animale che si riduce, se le strutture disponibili sono da dividere tra bovine in lattazione e animali di rimonta.
E, parlando di costi, non ha certo un significato da poco il prezzo delle manze sul mercato che poco si discosta dal costo di produzione che si ha in azienda se la manza la si produce. E senza considerare il costo di ammortamento delle strutture dove le manze sono tenute, in quanto spesso si tratta di strutture vecchie e già ampiamente ammortizzate.
Ma se si vuole avere manze che partoriscano a 23-24 mesi servono anche strutture razionali, oltre ad attenzioni alimentari e sanitarie. Attenzioni che, fin dalla fase di vitello, hanno i loro costi e le loro necessità di personale, attrezzature e ore di lavoro.
Da qui la decisione di acquistare le manze.
Una prima obiezione: chi fa la selezione?
Rinunciando a prodursi la rimonta si abdica automaticamente alla possibilità di decidere direttamente dell’indirizzo selettivo della mandria e ci si deve “accontentare” di quello che fanno gli altri, o no?
E poi c’è la questione relativa alla sicurezza sanitaria dell’allevamento, che verrebbe messa alla prova continuamente con l’inserimento di capi provenienti dall’esterno.
A commento della prima obiezione, ma in verità anche della seconda, l’allevatore spiega che l’approvvigionamento delle manze avviene da pochissime stalle (due-tre, non di più), sempre le stesse, selezionate tra quelle che per storia, modalità di gestione, capacità, indirizzo di selezione e, ovviamente, per caratteristiche sanitarie danno le più ampie garanzie.
Non è quindi un comprare qua e là sul mercato, ma un rapporto commerciale solido e duraturo con pochissime stalle, che continua e si consolida nel tempo.
Il piano vaccinale è concordato con l’azienda fornitrice. Le manze arrivano in azienda dopo 30-40 giorni dal parto e fanno un periodo di quarantena in una parte separata della stalla.
Dopo questa fase sono immesse nel gruppo di produzione.
Non dovendo più prodursi la rimonta la fecondazione è fatta su tutti i capi con seme di Blu belga, con un’attenzione marcata a utilizzare soggetti provati per facilità al parto sulle primipare.
Si risparmia sul costo delle fiale e si garantiscono lotti omogenei e numericamente interessanti di incroci da carne a chi li ritira per l’ingrasso, a circa 40 giorni di vita e un peso attorno ai 65-70 kg. Una voce di cassa non indifferente, che – dice l’allevatore – copre praticamente i costi annui di acquisto delle manze.
Che dire? Null’altro, se non che, come sempre, quello che si dice qui non è una verità assoluta ma semplicemente una strada gestionale originale, scelta in una realtà specifica, e che in quella realtà funziona.