Certo non sono le quote come quelle che tutti ricordano e su cui gli storici di economia dovranno un giorno sbrogliare la matassa, per capire se fu saggezza, follia o grande truffa, ma sono sempre quote. Nel senso che mettono un limite rigido alla produzione.Ci sono i nitrati (e prima o poi arriverà anche il fosforo) e la quantità di terra a disposizione a mettere steccati rigidi di difficile superamento al numero di animali.
Ma adesso si profila un altro tipo di quota: chiamiamola quota coronavirus.
Assolatte ha già comunicato le difficoltà nella normale operatività delle aziende di trasformazione. Inutile illudersi: quando si chiede la chiusura dell’Italia, quando si invoca il tutti restate a casa, significa anche creare grandi problemi al funzionamento delle industrie di trasformazione. Non per niente il Consorzio del Parmigiano Reggiano chiedeva a casari pensionati di rientrare in servizio ove ce ne fosse la necessità, per le difficoltà anche dei caseifici medi e piccoli.
Ammesso che le linee di produzione reggano su ritmi accettabili, c’è il problema della logistica: la circolazione di alimenti è ammessa, ma con mille rallentamenti per ragioni di sicurezza sanitaria. E, dettaglio non secondario, i camion si muovono con autisti e anche qui non c’è sicurezza sulla tenuta dei ranghi.
Inevitabile che si arrivi a una situazione di eccesso di latte, come già sta accadendo, perché non si riesce a lavorarlo tutto e a consegnare con regolarità i prodotti finiti. Il latte estero? L’Italia è sigillata, dall’estero potrebbe anche entrare latte (ammesso che qualcuno lo voglia) ma chi è quella ditta di trasporti, quell’autista, che vuol rischiare di restare bloccato al ritorno o dover fare la quarantena a casa una volta rientrato?
Il latte estero resterà dove viene prodotto, e anche lì ci sarà poca da stare allegri visto che dalla Germania il “lattodotto” verso la Cina si è bloccato.
La questione latte di queste settimane in Europa – e in Italia – rischia di diventare (chiedo scusa per l’immagine) quella di una vasca da bagno dove lo scarico è chiuso e l’acqua continua ascendere, con quel che ne consegue.
E qui si torna alle quote: la situazione è di assoluta emergenza, inutile illudersi che tutto possa continuare come se niente fosse. Assolatte si è mossa con una lettera ai sindacati di categoria spiegando le sue ragioni e la difficoltà a garantire un normale ritiro dei quantitativi di latte ordinari. I singoli caseifici chiedono ai conferenti di rallentare la produzione.
Questo è lo scenario con cui fare i conti e su cui tarare scelte e operatività insieme a tecnici, nutrizionisti, consulenti.
Insomma, chi pensava che dopo le quote non ci fossero più quote deve ricredersi. Le quote non finiscono mai e questa emergenza ne ha dato una ulteriore conferma.