Valutare la correttezza del sistema di raffrescamento adottato alla luce di quanto dicono le bovine in stalla. Questo è ormai possibile e lo è con sempre maggior esattezza, grazie alla disponibilità di strumenti elettronici in grado di fotografare con la massima precisione, momento dopo momento, come vanno le cose.
Non è un concetto tanto per dire, perché per molti anni – sia pure con indubitabili meriti, sia chiaro – il raffrescamento inserito nella stalla veniva valutato un po’ all’ingrosso, ad esempio considerando il dato produttivo e quello riproduttivo.
Questo però dimentica – o, meglio, non può proprio – considerare le finiture, il dato di dettaglio che completa e rende più efficace la valutazione.
Mi rifaccio all’esperienza di una stalla eccellente vista da poco, nella quale l’adozione del sistema di misurazione individuale dello stress termico (insieme alla ruminazione) ha permesso di fare considerazioni interessanti e, per certi versi, inaspettate.
E cioè, che la parte di stalla nella quale le bovine “soffrivano” di più il caldo non era la lattazione, ma la struttura delle asciutte.
Ebbene, l’idea era quella di potenziare il sistema di ventilazione proprio nella stalla di lattazione, aggiungendo ventilatori, nella convinzione che qui si celasse un fattore critico.
Nessun pensiero, invece, per la parte delle asciutte. Del resto qui non si produce latte e le possibilità di misura indiretta della condizione delle bovine rispetto al caldo sono abbastanza labili. Ciò non toglie – e sempre più studi lo dimostrano – che lo stress da caldo in asciutta abbia effetti negativi sulla lattazione successiva e, addirittura, permanenti sulla progenie.
Torniamo a noi: in questa stalla, dall’analisi dell’andamento respiratorio, si è visto che a soffrire erano proprio le asciutte. Da qui la scelta di dirottare l’investimento previsto dalla lattazione alla stalla di asciutta.
La bontà della scelta corroborata successivamente da quanto segnalavano i lettori elettronici dello stress da caldo.
Questa è un episodio, se ne potrebbero aggiungere altri. Il senso complessivo è che la disponibilità di strumenti elettronici in grado di raccontare in maniera reale lo stress da caldo sull’animale permette oggi di aggiustare tempestivamente una situazione critica, molto prima che questa presenti il conto, e anche di valutare dove è meglio intervenire prima. Vale per il sistema di raffrescamento (che può essere ottimo, ma presentare delle lacune in qualche parte della struttura), vale per l’alimentazione (ad esempio cambiando tempi e modi di alimentare se c’è stress termico) e via di questo passo.
Un conto è fare, un conto è fare e poter misurare quel che si è fatto. Meglio ancora se le misura la dà direttamente la bovina.