“Se non sei un brand sei una merce, e se sei una merce dovrai battere la concorrenza puntando solo sul prezzo“. Questo secondo un guru del marketing come Philip Kotler, che sintetizza un concetto chiave, per chiunque voglia vendere un prodotto: o ti differenzi, offrendo qualche cosa che distingua il tuo prodotto dal resto, oppure sarà una continua guerra con chi, lo stesso prodotto, riuscirà a proporlo a un prezzo più basso del tuo.
Vale anche per chi fa latte? Certo, perché non dovrebbe? E, se ci pensate, in questa situazione il settore è dentro già da un po’, e ne patisce gli effetti.
Patisce, cioè, gli effetti di essere una semplice merce, diciamo una commodity, e quindi poter giocare solo la carta del prezzo. Che poi è un prezzo deciso da altri, dai mercati internazionali e dalle contrattazioni sempre più asimmetriche, ma il concetto non cambia: sei una merce? Rassegnati al prezzo.
Se poi questo prezzo non basta a coprire le spese? Sei una merce, altra merce coprirà la tua mancanza.
È cruda, ma è così. Ecco perché si deve uscire dalla gabbia dell’essere una semplice merce e diventare un Brand.
Già, ma come?
Le ricette sono tante, ma ogni strada va cercata e capita per le caratteristiche di ognuno.
Tuttavia ci sono alcuni passi comuni: aggiungere valore, aggiungere immagine, aggiungere eticità, aggiungere narrazione, aggiungere caratteristiche intrinseche. Aggiungere, insomma. Per trasformare quella merce in qualcosa di diverso, distinguibile e riconoscibile. E raccontare, per far conoscere la differenza e farla apprezzare.
Una strada che il latte sta iniziando a percorrere, con grande ritardo, e sulla spinta del tonfo dei consumi. “Latte A2”, da poco lanciato anche in Italia; “Latte arricchito con vitamina D”; “Latte Fieno”… sono passi nella direzione di proporre un latte che non è solo, semplice latte.
Chiaramente chi fa latte per le Dop è in una situazione migliore, perché già si parla di un latte che è differente, essendo l’unico utilizzabile per quella data Dop. Eppure, anche qui, si nota come il percorso verso la distinzione e l’arricchimento di contenuti sia continuo, perché la semplice Dop ormai non basta più: c’è la stessa Dop variante alpeggio, variante di montagna, variante A2, variante razza X o Y.
Per chi fa latte alimentare è certamente più complicato, e ancora di più se la sfida è a livello di singola azienda. Ma non ci sono alternative: distinguersi, caratterizzarsi, diventare un Brand deve essere l’obiettivo strategico per tutti.
Ognuno poi troverà la sua strada. Altrimenti essere risucchiati dal grande gruppo di chi fa merce indistinta è un attimo. E qui, volenti o nolenti, la battaglia per la sopravvivenza è solo e soltanto sul prezzo.

