Sempre più tecnologia in stalla e cambia l’identikit del dipendente da cercare (e tenere).
L’immissione di tecnologia in azienda, fatta razionalmente in funzione di precisi obiettivi e di valutazione economiche, comporta un formidabile spostamento del lavoro su un livello più alto di professionalità.
Cambia la qualità delle ore di lavoro per la stalla. E se cambia la qualità del lavoro devono, per forza di cose, cambiare anche gli attori, coloro cioè che questo lavoro mettono in stalla.
Un esempio concreto tra i tanti: in questa stalla – un esempio tra i tanti – è stato inserito il robot di mungitura. Da due mungitori indiani che si occupavano di mungitura si è passati a una giovane laureata in Scienze delle produzioni animali.
Non munge, ovviamente, perché questa esigenza è venuta meno, rimpiazzata dalla tecnologia, ma usa le sue ore di lavoro per utilizzare al meglio la messe di dati (di mungitura, di peso, di calori, di ruminazione) che dal robot di mungitura può essere raccolta ogni giorno, indirizzando di conseguenza al meglio la gestione della stalla.
Non mette muscoli, mette cervello. Servono meno i primi, serve di più il secondo. Perché quando macchine sempre più perfezionate fanno quello che facevano i muscoli, è il secondo che serve, molto più dei primi.
Un perfetto paradigma della nuova stalla, di come stanno cambiando le esigenze nel personale presente e di come deve cambiare il lavoro.
Più tecnologia in stalla significa dunque meno personale presente, ma più qualificato, più coinvolto (anche con compartecipazioni agli utili della stalla, ad esempio: ricordo un farm manager che è arrivato ad offrire una compartecipazione societaria al suo prezioso capostalla) affinché si crei una figura di riferimento per il titolare, che sia – appunto – più un socio che un dipendente.
Avere meno personale in stalla, ma più qualificato, motivato e coinvolto consente al titolare di poter essere meno legato alla presenza fisica continua sul posto, sapendo comunque che in stalla c’è chi può gestire al meglio anche situazioni complesse.
Difficile fidarsi se c’è solo personale di basso livello, che parla poco e male l’italiano, magari.
Ma gestire un paio di laureati è più semplice rispetto alla gestione di eterogenee squadre a bassa professionalità?
Gestire un gruppo ridotto di persone di grande preparazione è una sfida anche per il titolare, che deve essere pronto a mettersi in gioco e confrontarsi, discutere, valutare, scambiare opinioni e valutazioni su basi paritarie.
Non è propriamente come dare disposizioni indiscutibili a figure di basso livello ed eterogenea composizione.
Attenzione, tutto quanto detto sopra può valere anche nel caso del ricambio generazionale, altro passaggio che spesso fa la differenza tra un’azienda di successo e una che arranca.