Sensori, dati incrociati e protocolli di lavoro che cambiano. È chiaro a tutti, infatti, il potenziale di miglioramento delle operazioni di stalla che la sensoristica può dare in ogni allevamento.
Tanto più se l’elettronica presente (nelle attrezzature e sull’animale) è in grado di raccogliere e incrociare dati tra di loro e fornire soglie di attenzione che possano orientare meglio il lavoro. Gli effetti si vedono nel tempo di lavoro necessario, nei costi e nei risultati.
Mi riferisco in particolare a certe operazioni nell’immediato post parto, codificate in protocolli vari. Ad esempio quelle per la rilevazione della chetosi subclinica.
Già in questo articolo riportavamo quanto detto in un importante convegno per veterinari buiatri riguardo alla possibilità (anzi, la cosa veniva consigliata) di eliminare i controlli su sangue o urine su ogni vacca dopo il parto per la ricerca dei corpi chetonici.
Questo perché non sempre il loro livello elevato era segno di chetosi latente. A patto che la bovine assumesse alimento, producesse latte e ruminasse con regolarità (clicca qui).
Dati questi forniti dai sensori: collare o orecchino e misuratore del latte in sala di mungitura o nel robot, quindi sempre disponibili in forma singola e aggregata in un indice di allarme.
Ed è quello che è stato fatto in questa stalla bresciana, per fare un esempio concreto.
Nel post parto era pratica di routine un controllo sistematico dei corpi chetonici sulle urine per individuare le eventuali vacche con inizio di chetosi. Ora (con attivato controllo della ruminazione, della assunzione di alimento – o, meglio, del tempo passato alla mangiatoia, che è comunque un dato correlato – della attività motoria che si aggiungono a quello della produzione di latte) si fa diversamente.
Il controllo incrociato di ruminazione, attività, stazionamento in mangiatoia, produzione di latte, elaborati opportunamente, tengono infatti monitorato il rischio metabolico in maniera indiretta, ma assai precisa.
E solo per gli allarmi l’allevatore procede al test della chetosi.
Questa è la nuova prassi, che prevede un notevole risparmio di lavoro, di tempo e anche di kit per i test.