Proteine di piselllo isolate
Olio di canola spremuto a freddo
Olio di cocco raffinato
Estratto di lievito
Maltodestrine
Aromi naturali
Gomma arabica
Olio di girasole
Sale
Acido succinico
Acido acetico
Amido modificato
Fibra di bamboo
Metilcellulosa
Amido di patata
Estratto di barbabietola
Acido ascorbico
Estratto anatto
Acido citrico
Glicerina vegetale.
Cosa è mai questo elenco? Senza pretesa di esattezza matematica, è quanto si trova in un hamburger vegetale, di quelli senza carne per intenderci.
Ora, nessuno contesta che si possa essere contrari all’allevamento per ragioni proprie legate al fatto che prima della carne c’è un animale vivo e che poi non lo è più, e non per vecchiaia.
Ma che si consideri l’alternativa vegana anche con la bandiera del mangiar sano… beh, da questo elenco (presentato in una relazione di Susanna Bramante ad un recente convegno dedicato all’allevamento da carne) il sorgere di qualche dubbio è più che spontaneo.
Perché dietro ognuno di essi c’è un processo industriale e una filiera logistica di tutto rispetto.
Che, non ultimo, ha sicuramente un bel gruzzolo di CO2 equivalente sulla coscienza.
Foto di Robert-Owen-Wahl da Pixabay