Smart farm? Bello, ma non basta mettere tecnologia in stalla per avere più efficienza. Detta altrimenti: non basta la validità tecnica di ciò che si mette in stalla per far crescere l’efficienza complessiva.
Quando si parla di Smart farm bisogna considerare anche questo.
La quantità di tecnologia in azienda sta crescendo rapidamente. Lo sarà ancora di più nel prossimo futuro e tutti gli analisti sono concordi nell’affermare che le aziende del domani saranno con poco personale e tanta elettronica.
Questo, oltre a una grande opportunità, è però anche un’insidia, perché non sempre tutta la tecnologia che offre il mercato (e che sempre maggiormente offrirà) è necessaria per una determinata azienda.
Non basta, cioè, la validità tecnica di ciò che si mette in stalla per far crescere l’efficienza complessiva.
Un esempio limite citato da un noto consulente parlando di questo tema è quello di un investimento fatto in una stalla per risparmiare manodopera, che però aveva un impatto sugli oneri finanziari dell’azienda tre volte superiore all’impatto sull’utile netto del risparmio di manodopera.
Quindi, attenzione, perché non esiste questo automatismo: + tecnologia = + redditività, sottolinea l’esperto. Ci può essere, certo. Ma va studiato caso per caso.
Tanto maggiore è l’offerta tecnologia, altrettanto crescente deve essere la capacità di capire esattamente dove questa tecnologia va inserita per aumentare la redditività. E questo è possibile se ci sono i dati economici da cui si può desumere quale è la “carrozza frenata” che rallenta il convoglio e lavorare su quella.
Altrimenti si rischia di spendere sulla base di sensazioni, senza capire fino in fondo se quello che si sta facendo è veramente la cosa più urgente e necessaria per far crescere l’efficienza della stalla.