Quando si tratta di riempire le trincee di insilato per bovine ad alte e altissime produzioni, è possibile pensare di sostituire il mais con il sorgo? Sì, se è sorgo BMR, ossia con una fibra a elevata digeribilità.
È stato un passaggio tra i tanti di un recente convegno dedicato al sorgo, con un’occhiata appunto al sorgo da foraggio.
Una prima osservazione fatta: in Italia il clima (e questo è un tasto dolente, perché tutti ci rendiamo conto di quanto sia una variabile sempre meno prevedibile e gestibile) è poco amico della coltivazione efficiente del mais BMR, mentre lo è di più per una specie come il sorgo, più resistente alle carenze idriche.
La questione BMR non è un dettaglio da poco, anzi, è quella che fa la differenza.
E, quanto a degradabilità della fibra, tra un silosorgo BMR e un silomais “classico” vince il primo, è stato detto.
Inoltre c’è da considerare il comportamento in trincea: la presenza di un maggiore contenuto di zuccheri fa sì che l’insilamento del sorgo sia meno soggetto ad alterazioni fermentative che ne riducono la qualità. Altri punto a favore, che si traduce in una razione più sana e appetibile.
Tuttavia, attenzione – è stato sottolineato – a considerare adeguatamente che, avendo fibra estremamente digeribile, si dovrà accompagnarla con adeguati livelli di amido.
Prove scientifiche che fanno da supporto a queste considerazioni ce n’è più d’una.
Restando in Italia, una dell’Università di Milano ha confrontato due razionamenti, uno con silomais e l’altro con silosorgo BMR con integrazione di farina: non si sono viste differenze a livello produttivo nei due gruppi.
Un’altra prova, questa volta dell’Università di Padova, è arrivata alle stesse conclusioni, trovando per di più un miglioramento nelle proprietà di coagulazione del latte delle bovine alimentate con silosorgo.
Il “vantaggio” del sorgo BMR lo si legge anche nelle risultanze di svariate ricerche estere, che l’hanno confrontato con sorgo non BMR e con silomais.
Questo perché, è stato spiegato, il primo fattore limitante per le bovine ad alta produzione (cioè praticamente tutte le bovine nelle stalle, o quasi) non è l’amido, ma la fibra di buona qualità.