Chissà se le facce di Cracco, Calabrese, Albertini e della Parodi, insieme ai loro consigli e alla testimonianza di quanto per loro il latte fresco sia cosa buona, giusta e necessaria, convinceranno gli italiani che un bicchiere di latte in più non è una punizione, ma un piacere.
Certo è che finalmente si comincia a vedere qualche iniziativa che va nella direzione giusta. Uno spot è uno spot, ma si comincia a comunicare in maniera professionale ed efficace mirando al consumatore medio, dandogli pochi concetti facili da memorizzare senza menare troppo il torrone su mille concetti per addetti ai lavori.
E, così facendo, si comincia a dare qualche messaggio in senso contrario a una vulgata crescente riguardo alle virtù di tutto ciò che latte non è, pur essendo bianco e liquido, perché di origine vegetale.
Da uno spot all’altro, ma in senso di prezzo.
Quello appunto del latte spot, di solito anticipatore nervoso di tendenze, sta crescendo. Poca roba, sempre cifre basse, ma la linea del grafico comincia a rialzarsi e rispetto al mese scorso il + è del 17-18%, ancora di più per quello di provenienza estera.
Come il serpente dell’incantatore che esce dal torpore e rialza la testa, al suono del flauto, così la linea del prezzo del latte spot.
Cresce anche il prezzo del petrolio, detto per inciso, cosa che ha un legame chiaro con il prezzo del latte.
Vero è che il rubinetto del latte è tutt’altro che chiuso e continua a riversarne nel grande bidone europeo, ma una certa tendenza potrebbe delinearsi.
Vedremo.
Sperando che la questione etichettatura, visti i tanti che da sempre remano contro e hanno solidi agganci a Bruxelles, non si dimostri alla prova dei fatti e nel suo passaggio dagli annunci agli scaffali, come il terzo spot della lista.