Torniamo alla posta fissa.
Non tanto per una mia fissa (il gioco di parole è voluto e ne sono fiero, checché ne pensiate) ma per il fatto che si tratta di uno snodo particolare su cui va a sbattere in genere il confronto tra chi alleva e chi vorrebbe un allevamento con tanto, tanto, tanto benessere animale.
In genere quest’ultimo non alleva, ma comunque è in grado di dettare le condizioni, perché agganciato ai circuiti degli acquisti. Per questa seconda categoria la posta fissa è il male assoluto, l’antitesi del benessere e cosa da rimuovere dalla realtà.
C’è del vero: la posta fissa ha punti deboli importanti, in primis l’immobilità dell’animale. Ma ci sono anche punti positivi e, soprattutto, è questa la soluzione principale di tante stalle di montagna, la cui presenza è un fatto sociale ed economico di primaria importanza.
Insomma, si fa presto a dire no alla posta fissa, ma allora bisognerebbe tirare le conseguenze fino in fondo.
Tuttavia non è detto che il tempo di questa scelta stabulativa sia definitivamente tramontato, perché non mancano iniziative, ricerche, studi volti a trovare un giusto compromesso, rilanciando une versione innovativa di stalla a poste fisse.
Al centro di tutto quanto ci sta la creazione di aree di movimento per le bovine, a cui gli animali possano accedere in determinati momenti della giornata. Certo, cambia la fattibilità e cambiano i costi in base alla struttura esistente, ma è una cosa possibile.
Sul nuovo, ovviamente, è tutto più facile.
Per saperne di più vi rimando a questo studio del CRPA, che ha visto la collaborazione del Consorzio del Parmigiano Reggiano, per il quale questo tema non è di secondaria importanza, comprensibilmente, visto il gran numero di stalle a posta fissa nell’area di montagna di questo comprensorio.
Un’area di esercizio esterna – vale per la stalla a posta fissa e vale anche per quella a stabulazione libera – è ormai divenuta un punto fermo di ogni idea di stalla e sarà sicuramente il punto di approdo di ogni compromesso fattibile tra chi alleva e chi chiede sempre più benessere animale.
Non il vecchio paddock però: un’area inerbita, con cotico erboso presente tutto l’anno.
Chi non ce l’ha dovrebbe cominciare a considerarla.