Tra i tanti spunti che ieri ha offerto la consueta tornata di ottimi interventi allo Strategic Dairy meeting, vi segnalo uno spunto minore, passato magari di sfuggita tra un punto importante e l’altro in tema di ottimizzazione del centro alimentare, via inevitabile per la redditività della stalla.
A proposito: ottimizzare la sfera alimentare (dalla produzione in campagna alla conservazione, alla gestione delle trincee e della mangiatoia) non è solo una questione economica, ma anche ambientale e di sostenibilità: la sfida per chi fa latte e vuole continuare a farlo è usare meno risorse, e quindi meno alimento, per fare la stessa quantità di latte.
Puntare a una riduzione della perdite, ma anche a una maggiore costanza di quanto c’è in mangiatoia (e le oscillazioni tra un carro e l’altro ci sono, eccome se ci sono, lo si è visto bene ieri) è la classica soluzione win-win: riduce i costi alimentari, migliora l’efficienza e quindi la produzione.
Ci sarebbe poi da aggiungere un altro importante suggerimento dato: il feed center aziendale è adeguato ai cambiamenti avvenuti in azienda negli anni? Azienda che magari è raddoppiata nei numeri, nelle strutture, cosa non così difficile da trovare.
E non solo per le macchine (certo, anche per quelle) ma anche per il layout di tutte le componenti coinvolte, a partire delle trincee, e dalla logistica di carico e scarico.
Certo, ci sarebbe anche da sottolineare il tema della adeguata miscelazione dei componenti, dei rischi del sorting, delle perdite di sostanza secca ignote che vanno a sbilanciare la razione e a pregiudicarne efficienza, in modo subdolo perché magari si è convinti di dare una miscelata adeguata. E di altro ancora si è parlato, con una sintesi: si può fare molto di più per conoscere meglio tutto ciò che ruota introno alla parte alimentare della stalla e si dovrebbe farlo, almeno con la stessa cura che si dedica alla funzionalità del sistema di mungitura.
Ma torniamo allo spunto iniziale.
Chi fa il carro in azienda? In genere è una figura ben delineata, sempre quello. Magari anche un po’ introverso e solitario. Ebbene, ciò che ha proposto il relatore dell’incontro di ieri (non vi sarà difficile arrivare alla sua relazione, la fruibilità di questo Strategic Dairy Meeting è eccellente al pari dei contenuti e, dettaglio di colore, ha un’ottima colonna sonora nei momenti di pausa) e che fa regolarmente con la sua società è organizzare momenti periodici di incontro di questi carristi aziendali, che hanno così modo di scambiarsi opinioni, pareri, esperienze.
Di uscire da routine che, per chiunque, possono diventare gabbie al cambiamento e al miglioramento.
Come sempre accade poi, non c’è nulla come cornici apparentemente informali per mettere le basi a contenuti profondi e a miglioramenti reali.
Un’idea esportabile? Direi di sì. I carristi sono una categoria particolare di addetti alla stalla, un po’ come piloti o ciclisti, per stare all’ambito sportivo: da una persona passa tanto del successo di una squadra. Farli incontrare di tanto in tanto per giornate di incontro e aggiornamento mirato può essere una prassi interessante. Che ne dite?

1 Commento
Sarebbe un ottima idea