Certo, muoversi non è facile: la via è stretta e le difficoltà cominciano presto, già all’alba. E poi c’è l’insidia del tempo, la pioggia o il sole cocente sopra la testa. Bisogna capire come muoversi, a chi rivolgersi, cosa scegliere.
Per camminare si cammina, ma tutto è fluttuante, non c’è solidità.
La meta è un’isoletta lontana, che a volte sembra vicina, altre volte si trova il percorso bloccato da un imprevisto.
Un senso di provvisorietà circonda tutto quanto ed è vero che c’è molto appoggio da parte delle gente comune, ma è difficile allontanare il sospetto che, quando il tema non sarà più di attualità, chi adesso mostra grande attenzione troverà altri argomenti a cui appassionarsi.
Il tutto è complicato dalla grande presenza straniera, che arriva nel nord Italia senza difficoltà e aumenta un ingorgo che sembra non finire mai
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Una massa liquida indifferenziata circonda a tutto e tutti.
E l’orgoglio di una produzione italiana? Certo, quello c’è, ma non dimentichiamo che chi tiene le fila e decide chi entra e chi sta fuori italiano non lo è.
Insomma, produrre latte in Italia assomiglia molto alla passerella di Christo sul lago d’Iseo. Solo che è così 365 giorni all’anno.