Qualcuno si ricorderà di “Tutto il calcio minuto per minuto”. Qualcun altro, troppo giovane, no. Peggio per lui. La poetica di quelle domeniche pomeriggio con la radiolina incollata all’orecchio, quello: “scusa Ameri… scusa Ciotti…” che facevano sobbalzare all’idea di un goal fatto o subito sono frammenti di vita che restano luminosi nel sacco dei ricordi e si trovano subito quando si va a frugarci dentro.
Ma minuto per minuto può essere anche il controllo della ruminazione, per singolo capo, per gruppo, per l’intera mandria. La ruminometria, ossia la misurazione precisa e puntuale H 24 dell’attività ruminale è qualche cosa di estremamente utile a livello pratico in una stalla da latte.
Dove, si sa, se il rumine non funziona a dovere tutta l’impalcatura vacilla.
Il problema è che in generale la quantità di minuti che una bovina passa a ruminare non si conoscono esattamente, intendo minuto per minuto, ma con un dato un po’ all’ingrosso.
Quello dell’osservazione visiva, che coglie differenze macroscopiche, ma non le piccole variazioni.
Tanto più che, non di rado, gli effetti sulla produzione di latte si notano giorni, se non settimane, dopo che l’evento che ha prodotto la diminuzione ruminale ha avuto luogo.
Dato che sono proprio le forme subcliniche quelle che portano via più soldi dalla stalla, avere un indicatore che le individua prima che ci riesca l’occhio o il lattometro è decisamente importante e lo è soprattutto per stalle ad elevate produzione e razioni spinte.
Da qui l’utilità di avere un ruminometro in stalla.
Non lo dico io, ovviamente, ma un fior di allevatore, che nella sua stalla produce tanti di quei quintali di latte e con livelli di fertilità talmente buoni da far pensare che allevare vacche da latte sia un giochetto.
Il ruminometro l’ha messo in stalla da alcuni anni e lo considera una scelta eccellente. Irrinunciabile. Uno strumento che permette un controllo individuale (oltre che di gruppo), 24 ore su 24, delle bovine e che fornisce una quantità di informazioni utilissime per individuare un problema tempestivamente, spesso prima, molto prima, che esso di manifesti visivamente.
Sottolinea in particolare come sia un grande aiuto nella fase che va dal parto alla fecondazione, permettendo di andare subito a individuare quelle bovine che, senza che nulla si noti osservandole, riducono la ruminazione e potrebbero essere soggetti a rischio chetosi subclinica.
Oppure come strumento di controllo costante della razione, verificando che il tempo medio di ruminazione della mandria o dei vari gruppi in cui è suddivisa si mantenga regolare. Un calo improvviso, magari di lieve entità ma che si protrae, è un campanello d’allarme da investigare, in primis osservando la razione e quello che in essa è stato cambiato.
L’alternativa sarebbe vedere manifestarsi il problema giorni o magari settimane dopo, ad esempio in termini di riduzione del latte prodotto. Ma servirebbero poi giorni o settimane per porvi rimedio.
La stalla di oggi e di domani ha e avrà sempre più segmenti elettronici che fanno e faranno quello che l’uomo non riesce o non può fare o non può fare con lo stesso livello di precisione e ripetitività. Il ruminometro è sicuramente uno di questi.