Non pretendo che tutti siano d’accordo, ma questo allevatore mi ha dato, con tre segni matematici (= – +) una sintesi perfetta di quello che potrebbe essere il vademecum per la stalla di domani.
Che significano?
Semplice, sono gli obiettivi che si è dato e che persegue.
Il segno “meno” sta per meno vacche in stalla, il segno “uguale” sta per la stessa quantità di latte prodotta, il segno “più” sta per più tempo libero da passare con la famiglia.
Perché c’è tanta modernità in questi tre segni?
Cominciamo dalla quantità di latte uguale. Che lo si voglia o no, produrre sempre più latte è, e sarà, oggetto di mille condizionamenti e vincoli, impliciti ed espliciti. La terra, i nitrati, le lettere del caseificio, le penalizzazioni, i costi per le quote produttive da affittare o acquistare (se siamo in terra di Parmigiano Reggiano) anche se di fatto, ormai le quote di produzione sono una realtà di fatto.
Ecco allora che, se da questo versante non si può sfondare, si può farlo dall’altro, all’inverso: meno vacche in stalla. Vacche che producono di più, che restano per più lattazioni, che si ammalano meno e costano meno per le cure e fanno perdere meno latte. Ovviamente non è cosa che arriva gratis: serve benessere animale, strutture adeguate, gestione fine, osservazione, qualità nell’alimentazione, scelte genetiche, ma si può fare. Ed è un processo tutto controllato e controllabile in azienda.
Infine il segno più. Più tempo libero da passare in famiglia. È un po’ la conseguenza del punto precedente: qualche animale in meno, soggetti più resistenti e produttivi che possono essere gestiti con pochi imprevisti, una organizzazione del lavoro – appunto per questo – più facile e lineare, programmabile e prevedibile. Tutto ciò si traduce nella possibilità di ritagliarsi un po’ più tempo per fare altro, stare in famiglia in primis.
E il tempo libero, contrariamente a quanto potrebbe sembrare, è il tempo più produttivo che ci sia, perché consente di ricaricarsi e lavorare meglio dopo.
Che ne dite?