Fare un passo indietro prima per farne poi due – o più – in avanti dopo. Questa in sintesi estrema l’esperienza di un allevatore che ho visto di recente, col quale lo scambio di chiacchiere sul più e il meno ha offerto, come spesso capita quando l’interlocutore è intelligente (l’interlocutore, non chi riporta), tanti spunti interessanti.
Tra questi uno in particolare: il passo indietro che diventa la rincorsa per il passo avanti.
Dove sta il passo indietro?
Qualche tempo fa, il nostro allevatore, osservando l’oggettivo sovraffollamento nella stalla (frutto di un’abitudine allo riempimento molto diffusa) decise di cambiare drasticamente direzione, iniziando un percorso di “sfoltimento” della mandria.
Gradualmente ridusse il numero dei capi, togliendo le meno produttive, le problematiche, quelle con problemi di cellule, quelle più lunghe e difficili alla mungitura.
Una mandria con meno capi, ma con più spazio a disposizione: fine della competizione alla mangiatoia, possibilità di accedere alle cuccette quando e come ogni bovina desidera, fine degli ingorghi nel traffico da e verso la zona di alimentazione e quella di riposo, con relativi tempi in piedi delle vacche ne da una parte ne dall’altra, così poco utili e così frequenti quando i numero sono eccessivi.
Morale della favola: produzione che non solo non è diminuita, ma, grazie alla graduale “ripulitura” della mandria verso soggetti sempre migliori, più latte e meno costi.
Naturalmente ne ha tratto giovamento anche la fertilità complessiva e i dati riproduttivi, come il latte, hanno imboccato la via giusta.
Ora, a distanza di qualche anno, finite le quote, la fase due: una nuova tettoia a lato della stalla, nuovi spazi, un robot in arrivo e una mandria che crescerà di numero, andando a riempire con nuovi soggetti lo spazio servito dal robot.
Insomma, due bei passi avanti, dopo il passo indietro fatto qualche anno fa. Niente di eccezionale, per carità. Roba di buon senso, alla portata di tutti.