Chiunque si sarà imbattuto in qualche convegno nelle famose cinque libertà che cercano dare un contorno chiaro e definito al concetto di benessere animale.
Concetto sul quale non sempre e non tutti riescono a concordare, in particolare quella parte che rifiuta senza se e senza ma l’allevamento e lo considera per definizione una negazione del benessere animale.
A parte questa area di pensiero, minoritaria ma di grande efficacia mediatica, c’è tutto il resto del popolo consumatore che continua a ritrovarsi nelle orecchie questo benessere animale e per il quale serve una oggettivazione comprensibile della cosa.
Da qui l’utilità delle cinque libertà.
Ebbene, i passi avanti enormi che l’elettronica di stalla ha fatto negli ultimi anni non solo hanno portato i livelli di efficienza gestionale ottenibili su standard altissimi con un numero minimo di addetti, ma hanno – o possono farlo qualora introdotti – rimodellato le stalle su livelli più alti anche in termini di benessere animale.
Consideriamo il punto 1 delle cinque libertà, che se è al primo posto non è lì per caso (lo sa bene che non ha da mangiare: la voglia di filosofare, chissà perché, svanisce…) dicevo, il punto 1: “Libertà dalla sete, dalla fame e dalla cattiva nutrizione”.
Questo punto, quando abbiamo animali a prestazioni altissime, è ancora più importante e difficile da realizzare e può diventare una causa di squilibri, dismetabolie, malattie vere e proprie.
Indubbiamente questi rischi ci sono, ma è qui che entra in gioco la tecnologia o, meglio, le varie tecnologie e la capacità che queste hanno di dialogare e interfacciarsi tra loro garantendo una soddisfazione ottimale attimo dopo attimo delle necessità della bovina.
Solo qualche esempio, e solo per stare alla sfera alimentare.
Partiamo dalla preparazione del carro unifeed e della possibilità concreta di leggere mediante lettore NIR la composizione di ciò che viene inserito nel carro, materia prima dopo materia prima, variandone di volta in volta l’inserimento in funzione di ciò che realmente è il contenuto nutritivo di quel che si inserisce.
L’assunzione di alimento da parte delle bovine può essere ottimizzata con distribuzioni periodiche grazie a sistemi automatici di preparazione e distribuzione, e l’integrazione con concentrati – magari con più linee di prodotto – può essere tarata a livello individuale sulla base dei contenuti delle miscelata, delle quantità di latte prodotte, della qualità, di un sospetto di malattia.
Tutti elementi questi che possono essere letti dal sistema di mungitura in tempo reale, bovina per bovina.
Il controllo della ruminazione aggiunge un dato preziosissimo, permettendo di individuare ogni cambiamento rispetto a una normalità attesa, con possibilità di correzione minuto per minuto.
La capacità di dialogare tra i sistemi potrebbe condurre ad aggiustamenti della razione in automatico da parte delle tecnologie presenti , in grado di avere e “digerire” una infinità di dati in un tempo infinitamente inferiore a quello di ogni qualunque decisione umana e con la costanza e la precisione che solo una macchina può dare.
Una precisione, una costanza, una adattabilità del sistema, che continuamente si arricchisce di nuovi strumenti, che sempre più e sempre meglio libera la bovina non solo dalla fame, ma da quella che viene definita “cattiva nutrizione”.
Di fatto è come se al ristorante fosse proposto un piatto studiato esattamente per le necessità legate alla nostra attività e alle nostre caratteristiche per quel dato momento, diverse rispetto a ieri e a quelle del vicino e da ogni altro avventore, ognuno col suo piatto ottimizzato. Non solo. È come se in tempo reale, con il cambiare della situazione via via che il pranzo procede, ci fosse una correzione continua del cibo nel piatto, per renderlo sempre più adatto alle nostre necessità del momento.
In quale ristorante è fatto questo? Ovvio, in nessun ristorante al mondo.
Nelle stalle di bovine da latte sì.