Una bella storia di biogas collettivo, perché di impianti biogas collettivi ce ne sono, ma questa ha sfumature più interessanti e qualcosa di più, perché il biogas è al centro di un progetto virtuoso per l’ambiente, utile e redditizio per i soci.
Mi sembra una storia di biogas come avrebbe dovuto essere la regola e non è stato e anche un esempio di come unirsi rende più abbordabile la soluzione a problemi complessi.
I fatti.
Siamo nel bresciano, zona ad alta concentrazione zootecnica e prezzi dei terreni quasi proibitivi. Aumentare il numero di capi in stalla costringe quindi a fare acrobazie per mettere d’accordo le giuste ambizioni di crescita con i numeri del PUA.
Però in questa azienda è stato possibile quasi raddoppiare il carico animale senza dover raddoppiare la terra, grazie a una scelta lungimirante di una dozzina di anni fa della latteria sociale di cui fa parte.
I soci della latteria, che fa Grana Padano, decisero infatti di realizzare un impianto biogas collettivo, da un megawatt, alimentato con le sole deiezioni delle stalle dei soci.
Non solo. Insieme al digestore realizzarono un impianto per la rimozione dell’azoto dal digestato.
Una faccenda costosa, resa possibile dagli introiti degli incentivi del biogas a cui i soci rinunciavano nei primi anni di funzionamento, per ridurre l’esposizione finanziaria della cooperativa.
Un polo tecnologico assolutamente fuori dalla portata di una singola azienda, ma che porta vantaggi a tutte le aziende socie. Tanto più in un’area come questa dove la terra ha costi altissimi e l’equilibrio, in termini di spandimenti, tra animali e terra è estremamente oneroso da mantenere se si è in difetto di terra.
Cosa avviene per i soci della latteria?
Un terzista arriva ogni mattina, carica l’autobotte con i liquami e li porta al digestore sociale.
Farà poi il percorso inverso con il digestato, alleggerito dall’azoto, che viene stoccato in vasca, da usarsi poi per la fertirrigazione.
Il biogas non solo copre i costi dello strippaggio dell’azoto, delle ore di lavoro del chimico che segue gli impianti (e il biogas genera calore che trova utilizzazione nel caseificio), ma produce valore anche per i soci, che ricevono una maggiorazione di un centesimo per ogni litro di latte consegnato alla cooperativa, secondo un calcolo pratico e secondo il quale chi fa più latte produce anche più deiezioni per il funzionamento del digestore.
Come mi diceva uno dei soci, “Quasi ti dimentichi delle deiezioni. O meglio, te ne ricordi quando vedi che ti portano un centesimo in più per ogni litro di latte. E anche quando torna il digestato alleggerito dall’azoto, cosa che ti permette di tenere gli animali che hai in stalla senza diventar matto a trovare terreni senza pagarli un occhio”.
Un insegnamento tra i tanti di questa storia: ci sono – e ci saranno in futuro – problemi da risolvere sempre più complicati e onerosi, per i quali la dimensione aziendale diventa insufficiente: solo un approccio collettivo dà massa critica adeguata.