Ho scovato questo servizio tra quelli fatti anni fa – otto per la precisione.
Ma ci sono spunti che mi sembrano più che attuali anche ora. Giudicherete voi.
“A volte – spiega l’agronomo che dirige questo grande allevamento bresciano – mi si dice che spendiamo troppo in consulenze. È vero, spendiamo molto, rivolgendoci a professionisti capaci per i settori chiave: alimentarista, ginecologo, podologo. Ma sono soldi spesi bene. Il semplice risparmio che ho avuto in consumo di farmaci è superiore alla spesa complessiva delle consulenze”.
Un dettaglio tra i tanti è quello che riguarda la valutazione delle scelte genetiche misurate sui dati di stalla.
Cinque figlie per ogni toro utilizzato sono monitorate costantemente per tutti i dati qualitativi, quantitativi, spese sanitarie, performance riproduttive. Da qui si ricava uno storico sulle varie linee di sangue usate, che permette di valutare con la massima oggettività un toro rispetto all’altro per quello che è il risultato in azienda.
Addirittura, data la mole di dati a disposizione, si potrebbe scendere a un livello di dettaglio sempre più accurato, traducendo ogni voce in euro e comparando le scelte sulla base della oggettività dei soldi più che sull’aleatorietà delle impressioni.
Molto solido anche il ragionamento sulla spesa per farmaci.
Questa voce ha significato molto in termini di riduzione del costo del litro di latte prodotto.
Il nostro uomo parte con i numeri, più chiari di mille parole.
“Nel 2014 quattro anni si facevano 3 mungiture, c’erano 330 vacche presenti (lattazione+asciutte), la spesa di farmaci è stata di 62.040 euro, con una spesa/capo di 188 euro.
Quattro anni dopo? Razionalizzazioni, cambi di protocolli, miglioramento degli ambienti.
E questa la situazione: con 485 capi presenti il dato rettificato su base annua della spesa/capo per farmaci è di 110 euro. Di questi, 49 euro sono il costo “obbligato” per vaccini, trattamento per asciutta, prostaglandine post parto. Quindi, dei 110 euro complessivi, 49 sono un costo non comprimibile. Il resto no, e su questo il lavoro fatto ha dato buoni frutti, abbassando di ben 78 euro a capo la spesa per farmaci, con il numero complessivo di animali che è aumentato.
Vale la pena soffermarci sul capitolo mastiti. Un tocco di mouse e altri dati arrivano.
Sempre il direttore dell’azienda: “2004: tre mungiture, 268 vacche in lattazione, 190 mastiti trattate ogni anno, 342mila di media cellule, CBT 6000, grasso 3,47 e proteine 3,38. Trattata una mastite ogni 888 mungiture. Il dato rettificato a due mungiture è pari a un trattamento per ogni 592 mungiture. Dopo quattro anni di lavoro (e siamo passati a due mungiture) ci sono 425 vacche in lattazione, 60 mastiti trattate, 168mila di media cellule, 5000 CBT; 3,74 grasso e 3,59 le proteine. Nel 2008, dato rettificato a fine maggio (con quasi 200 vacche in più) abbiamo trattato una mastite ogni 2295 mungiture! Questo è tutto tempo risparmiato, soldi risparmiati, lavoro risparmiato, per non parlare del latte che altrimenti si sarebbe perso”.
Altro spunto: “Nel 2004 il latte del 5% delle vacche in lattazione non era consegnato (per vacche trattate o che avevano appena partorito. Nel 2007 il latte non consegnato per gli stessi motivi ha riguardato costantemente meno del 2,5% dei capi. Si tratta di qualche centinaio di quintali di latte consegnato e pagato in più”.
Se i capi aumentano, la spesa per farmaci diminuisce, la quantità di latte venduta cresce (un incremento medio unitario di circa 10 quintali in quattro anni) c’è di che riflettere sulle possibilità della gestione. E sul fatto che a volte si fatica a vedere i fiumi di soldi che escono dall’allevamento a nostra insaputa.
Certo, qui si stoccano più dati nel computer che latte nel tank, e tutto diventa più facile. Anche capire i veri costi e i veri guadagni.
Più dati nel computer, più latte nel tank, meno costi.
È matematico.