La questione non è di poco conto qualora si trasformi parte (o tutto) il latte prodotto in un caseificio proprio o in conto lavorazione.
E, già che ci siamo, prima di affrontare il tema principale, soffermiamoci proprio su questo primo passaggio.
Caseificio proprio o trasformazione in conto lavorazione presso una struttura esterna?
L’esperienza di questo allevatore può dare spunti interessanti per entrambe le questioni.
Questa azienda non ha fatto la scelta del caseificio proprio.
Per i suoi prodotti (formaggi freschi come mozzarelle e primo sale, e poi taleggio e infine yogurt) si rivolge infatti a strutture esterne, a cui consegna la materia prima da lavorare.
Perché? Perché – spiega il titolare – un casaro è un maestro nel fare un tipo di formaggio, non di più. Gli altri li farà in maniera ordinaria.
Ecco allora che lui sceglie per ogni prodotto il caseificio – o meglio, il casaro – migliore per avere una gamma di prodotti tutti eccellenti.
Questa la logica.
La produzione è tutta concentrata su monoporzioni e piccole pezzature, perché il mercato che cresce è questo e se si vuole vendere servono queste pezzature. Non solo. Serve anche un packaging accattivante e di qualità: non è solo una questione di contenuto, ma anche di contenitore.
E questo ci porta alla questione di partenza: come vendere online? Lasciamo da parte lo spaccio aziendale, che giocoforza si propone a un numero limitato di potenziali clienti.
La vera leva per fare impennare le vendite è l’online.
È sufficiente un sito proprio, bello e accattivante?
Potrebbe anche non esserlo, secondo l’esperienza di qui. Questa azienda non ha, infatti, un proprio sito, ma è associata a una piattaforma di vendite online di prodotti agricoli (nel caso specifico Cortilia ma ce ne sono altre) grazie alla quale il cliente fa i suoi ordini scorrendo la app sul suo smartphone e riceve quanto ordinato a domicilio. La piattaforma, riceve l’ordine, lo gira all’azienda interessata, questa avvia i prodotti al punto logistico e da qui arrivano al cliente. Lo stesso meccanismo di Amazon, per intenderci.
Il produttore viene pagato a fine mese dalla piattaforma.
Ogni azienda fornitrice ha un suo profilo sulla piattaforma e il cliente finale, scegliendo questo o quel prodotto, accede – volendo – a tutte le informazioni dell’azienda produttrice.
Quali i vantaggi? Uno su tutti: si allarga enormemente la propria potenziale clientela, che di fatto può essere non solo regionale, ma anche nazionale e oltre, data la logistica sempre più perfezionata che consente tranquillamente di fare arrivare mozzarelle fresche in Giappone o in Cina.
E ci si inserisce in un canale di vendita vincente e in crescita, che ha tutti i numeri e le prospettive per guadagnare spazi. Si sfrutta poi il trascinamento sugli acquisti del consumatore che dispone di una piattaforma che offre tantissime referenze, una sorta di supermercato virtuale dove chi entra prende tutto ciò che gli serve (frutta, verdura, latticini…) e dove ci sono continue proposte e azioni di marketing.
Ovviamente si devono avere requisiti specifici, si deve essere appetibili: offrire prodotti di qualità (sono fatti audit e ispezioni) e accattivanti, essere in grado di gestire ordini con elasticità e velocità, disporre di pezzature adeguate (ad esempio monoporzioni).
Per l’esperienza di questa azienda i vantaggi sono decisamente importanti ed è una strada di sicura soddisfazione.
Del resto anche per i freschi siamo all’inizio di una rivoluzione nelle vendite e l’e-commerce con consegne a domicilio sta facendo passi da gigante. Meglio essere pronti e coglierne le opportunità.