Ventilazione: quel che è perfetto sulla carta non sempre lo è per le vacche. Proprio così.
Chiacchierando con un un amico veterinario, esperto di temi riproduttivi e di selezione, nonché di letture scientifiche e tecniche di ottimo livello il discorso è finito sulla questione caldo.
E mi spiegava che le cose possono essere anche più complicate di come sembrano e non sempre ciò che sulla carta funziona fa lo stesso in campo.
In materia di benessere animale, di adattamento delle strutture, di comportamento ottimale delle bovine, infatti, bisogna sempre considerare che, in ultima analisi, si ha a che fare con esseri viventi che hanno dinamiche etologiche proprie e anche queste entrano in gioco e determinano una fruizione ottimale – oppure no – delle strutture.
Cosa significa?
Più facile fare un esempio.
L’esempio che mi faceva l’amico buiatra era di un allevatore che aveva da poco rilevato una nuova stalla vicina alla vecchia struttura.
Tanto quest’ultima era un po’ vecchiotta, sicuramente insufficiente dal punto di vista del benessere e delle densità, tanto quella nuova era ottimale: spazi, ventilazione, tutto era da manuale.
Logico aspettarsi che nel passaggio dalla stalla vecchia alla nuova ci sarebbe stato un grosso miglioramento.
E invece la cosa sorprendente è stato notare che le bovine tendevano comunque ad ammassarsi in determinante aree. Non era per la temperatura o per le ventilazione “a macchia di leopardo”, non era per problemi di lettiera, non era per problemi di sole battente su certe parti della stalla come a volta capita: no, non c’erano ragioni logiche dato che tutto era nei canoni – stando alle strutture – ci quel che prescrivono norme e applicazioni tecniche in fatto di benessere animale.
Dunque?
Dunque, mi raccontava l’amico, c’è un campo ancora poco noto, ma molto importante da approfondire: quello dell’etologia animale, ossia l’intreccio di comportamenti, gerarchie, leggi del gruppo che in una specie fortemente gregaria come quella bovina hanno una grande importanza.
Nel caso in questione un’ipotesi poteva essere una percezione di pericolo esterno (ad esempio presenza di volpi o selvatici predatori) che porterebbe i soggetti dominanti, i capo-branco, ad attirare a sé i capi gregari, col risultato che gli animali stanno ammassati in un punto della stalla. Anche se dal punto di vista di ventilatori, superfici, percorsi, passaggi, eccetera, tutto è perfetto.
Il caso descritto non è isolato e ci sono studi e ricerche di alto livello che cominciano a sondare questo intreccio tra etologia e strutture, per cui questo filone sarà bene tenerlo in evidenza.
Ma si potrebbe fare molto anche nella propria stalla con poco: ad esempio un sistema di videocamere pre filmare gli animali, per poi riguardarsi con calma le immagini e da lì capire qualche cosa di più sull’etologia spicciola della nostra mandria.
Sicuramente si potrebbero raccogliere tante informazioni interessanti, specialmente nelle ore in cui le bovine non sono disturbate dalla presenza di persone e quindi manifestano comportamenti naturali e spontanei.
E da queste informazioni partire per correggere quello che sulla carta è perfetto, ma perfetto può non essere per le vacche.