Si sa che non sono tempi di grandi consumi di latte e derivati. Anzi, tra gli alimenti sono proprio questi quelli che arretrano. Tutti, tranne uno: lo yogurt.
Lo yogurt, infatti, va in contro tendenza rispetto al resto e mostra il segno più quando si osservano di dati statistici che riassumono le scelte dei consumatori.
È quindi più che mirata la scelta di questo allevatore che, puntando alla trasformazione di una parte della produzione, ha messo proprio lo yogurt nel mirino.
Con alcune scelte strategiche – accanto a quella di base legata alla scelta dello yogurt come prodotto trasformato – che vale la pena evidenziare.
- Identificazione di un laboratorio di produzione e vendita in una vicina cittadina, non nel paese, per trovare una platea di consumatori più “sintonizzata” e propensa all’acquisto.
- Definizione di una piccola mandria di capi il cui latte va alla trasformazione con una genetica differente rispetto al resto della stalla (pezzate rosse rispetto a frisone), il cui latte continua a essere ceduto come latte alimentare.
- Scelte alimentari mirate non più alla massima produzione, ma alla migliore qualità del latte riguardo a grasso e proteine, ma con attenzione anche a tutte quelle componenti di tipo nutraceutico che possono avere un buon eco nel marketing aziendale.
Si vedrà se la cosa sarà un successo e, come si dice, se son rose fioriranno. Ma, indubbiamente, come spiega l’allevatore, yogurt (e gelato) sono prodotti dove l’attività artigianale può ancora fare la differenza.
Una differenza percepibile facilmente dal consumatore rispetto alla produzione standardizzata. Certo, ci sono formaggi, mozzarelle, ricotte e altro ancora. Ma sugli scaffali dei supermercati la concorrenza è spietata, l’educazione del consumatore lunga e laboriosa e per produrre eccellenza percepita (e quindi pagata il giusto) richiede tempo.
Per yogurt e gelato il discorso potrebbe essere un po’ diverso e vale la pena considerare la cosa con attenzione.